Il Solarpunk parla di futuro, e lo fa mostrando il dito medio all’idea tatcheriana, caposaldo del pensiero liberista, del “There is no alternative”. Al contrario, questo cantiere letterario, e non solo, è costruito proprio intorno all’idea di alternativa. Ma non di un’alternativa a caso. Un’alternativa futura tutto sommato positiva, in cui la questione ambientale innanzitutto, ma anche uno scenario che vede il superamento in chiave anarchica e comunitaria del liberismo, e non ultimo il problema della parità di genere, giocheranno un ruolo importante in un mondo in cui, collasso o meno, la civiltà umana sopravvivrà e, nell’insieme, non se la passerà malaccio. Un canone dai confini definiti e inviolabili è lontano anni luce, ma una caratteristica inequivocabile del Solarpunk è il riconoscimento del ruolo centrale dell’ambiente nella vita e, soprattutto, nella sopravvivenza della specie umana. In tal senso, attraverso la fiction, viene raccontato da una prospettiva ottimista lo sforzo finalizzato alla creazione di una tecnologia che renda sostenibile la prosecuzione della vita umana, per lo più con effetti positivi. Si potrebbe definire il Solarpunk, in buona sostanza, una fantascienza ottimista che ha come focus la green economy, le alternative politiche in chiave comunitaria e antiautoritaria al liberismo e un comunitarismo basato su un rapporto armonico dell’uomo con il mondo. Non stiamo in ogni caso parlando di un ottimismo ingenuo. Per capirci, uno dei paesi dove il Solarpunk sta prendendo piede è il Brasile, leader mondiale nella produzione di energie rinnovabili ma, allo stesso tempo, affossato da problemi sociali e dalla corruzione ormai endemica. La prospettiva è positiva, l’attitudine è ottimista ma l’analisi non di meno è disincantata.Occupazioni illegali di condomini progettati come biosfere autosufficienti per farne rifugi per le persone in difficoltà, civiltà composte da gruppi di navi fluttuanti fra la stratosfera e la termosfera per far fronte a un clima ormai radicalmente inospitale e tecniche estreme di riqualificazione ambientale sono solo alcune delle idee alla base delle short stories che leggiamo nel Solarpunk che, per lo più, si è espresso proprio attraverso il mezzo del racconto breve. L’idea, nello spirito punk che risiede nel suffisso, erede dell’anarchismo feroce del Cyberpunk, è una rivolta aperta alla resta incondizionata al nichilismo della distopia e al racconto della fine come unica alternativa al liberismo e, in definitiva, come unico destino degli esseri umani. L’utilità del Solarpunk è quella di una leva per scardinare l’aporia di Mark Fisher, usando l’immaginario, fantastico e fantascientifico, per aprire le crepe nel blocco granitico dell’orizzonte liberista al quale non c’è alternativa, andando oltre il titolo del primo capitolo di Realismo Capitalista: è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo.Il Solarpunk se ne fotte, e prende la via più difficile, immaginando che il mondo non finisce, e non finisce nemmeno l’uomo, gettando le basi per un immaginario che sia anche uno strumento di azione politica per costruire un’alternativa reale, talvolta uscendo dal seminato della fiction, come nei diversi gruppi Solarpunk in cui lo scambio di idee non si limita alla narrativa ma abbraccia la vita reale: politica, tecnologia, etica e molti altri punti di interesse. Sorry Margaret, looks like we found an alternative…
Stefano Tevini
Bibliografia minima:
Ernest Callenbach, Ecotopia, ed. Bantam, 2019, lingua: ingleseAA. VV., Sunvault: Stories of Solarpunk and Eco Speculation, ed. Upper Rubber Boot Books, 2017, lingua: ingleseAA. VV., Solarpunk: Ecological and Fantastical stories in a Sustainable World, ed. World Weaver Press, 2018, lingua: ingleseAA. VV., Glass and Gardens: Solarpunk Summers, ed. World Weaver Press, 2018, lingua: ingleseKim Stanley Robinson, New York 2140, ed. Fanucci, 2018, lingua: italianoKim Stanley Robinson, Pacific Edge, ed . Orb Books, 2013, lingua: ingleseFrancesco Verso, I camminatori vol.1: I pulldogs, ed. Future Fiction, 2018, lingua: italiano