
Alboreda era una piccola cittadina mineraria sulle Ande in una zona di confine fra Perù, Bolivia e Cile. Costruita a fine Ottocento per l’estrazione del rame, ebbe il momento di maggior fortuna alla fine degli anni Quaranta, poi iniziò un lento declino con l’esaurirsi della vena fino a contare poche decine di abitanti intorno agli anni Settanta del Novecento. Nel 1972 arrivarono ad Alboreda 22 prigionieri politici, tutti provenienti dall’Argentina, accusati di essere rivoluzionari anarchici. Dopo qualche tempo di permanenza ad Alboreda il gruppo fece nascere una rivista, poco più di qualche foglio ciclostilato, Las flores del Jacaranda, in onore dell’unico albero della cittadina, un vecchio Jacaranda che era riuscito a resistere in quel clima. Alcuni fogli del Jacaranda furono ritrovati a Jerez de la Frontera, in Spagna, dove un vecchietto ogni mattina arriva nella piazza principale con una valigia piena di libri usati e li espone appoggiandoli a una ringhiera. Qui vi proponiamo alcuni estratti dagli scritti di Miguel Isla.
Miguel Isla el Fraguero
Quando ad Alboreda si rompe qualcosa, è dal Fraguero che si va. Non importa sia una scarpa, un piccone o un’anima, el Fraguero saprà aggiustarla. Vive al confine col deserto, di fianco alla casa ha la Fragua, l’officina dove forgia il metallo per tutti gli attrezzi di cui c’è bisogno in miniera e nella vita della cittadina. Qualcuno dice si chiami Miguel Isla, lui non dice niente. Da quando è arrivato, di notte, col suo passo zoppicante, si dedica alla costruzione di una piccola copia in metallo del villaggio in cui è nato, Madrugada, al confine fra Argentina e Paraguay. È maniacale e preciso. Quando non è soddisfatto di quello che realizza, lo regala, sia un edificio, un albero, un carro. Ognuno di noi ha in casa una parte sbagliata del villaggio.
Acalycanto
Santiago Mendez Asturias
Una mattina, ad Acalycanto, un sonnolento paese del Sud, si apre una voragine nella piazza centrale. Juan Montesanto appoggia il cortado che sta bevendo al tavolino del bar e, facendosi largo fra la folla, scende nel vuoto. È l’inizio di un viaggio sconcertante che lo porterà non solo a scoprire i segreti degli abitanti di Acalycanto, ma attraverso continui cambi di livello nella narrazione, si rivelerà una discesa nel tempo profondo, oltre ogni immaginazione. Sullo scaffale di una macelleria, Montesanto trova un piccolo libro che raccoglie senza alcun criterio apparente quarte di copertina di libri del mondo della voragine. Saranno le poche parole di quel libro a guidarlo nel viaggio.
Santiago Mendez Asturias, nato nella prima metà del Novecento, buon camminatore.
Nuvole di spilli
Elias Nievi
In uno scenario desertico due uomini s’incontrano. Attraverso il loro dialogo s’intravede in filigrana l’ultima storia del mondo. Pagina dopo pagina una terrificante verità emerge mentre i due percorrono le strade ormai senza vita delle città, che appaiono erose da miriadi di microscopici insetti. Un romanzo apocalittico dove la speranza sembra assente fino all’ultima rivelazione.
Elias Nievi è docente di Entomologia presso l’Università di Norinberga. Questo è il suo primo romanzo.
Il giorno scomparso
Sante Marmorenghi
Samir un giorno sparisce, letteralmente. Si guarda allo specchio e non vede nulla. Potrebbe sembrare un personaggio in bilico fra il Gregor della Metamorfosi di Kafka e l’uomo invisibile di Wells, ma proseguendo nell’unica giornata descritta, ci si trova di fronte a una quotidianità desolante che riesce a inghiottire appiattendola anche la più superba diversità.
Sante Marmorenghi. Dello stesso autore I monti non hanno memoria e Senza corda.
Il volo della strolaga
Pualuna
Il cielo era giallo, quando siamo tornati dal lago della strolaga. Avevo visto nuvole arrivare veloci alzarsi in cielo insieme a nugoli di uccelli. In silenzio, quando l’acqua è apparsa davanti ai cani, siamo scesi dalla slitta e ci siamo seduti. Pualuna continuava a canticchiare sommessamente. Non sapevo cosa aspettarmi. Non è successo niente. Il tempo è passato insieme alle nuvole. Il lago riposava quieto in una piccola valle, l’acqua taceva, immobile, come noi. Mi sono messo ad ascoltare il volo delle strolaghe. Avvertivo il suono delle piume, l’aria colmare le ali. Si appoggiano alla trasparenza per innalzarsi e volare. Come noi ci appoggiamo alla terra. È tutto collegato. Una strolaga mi si è posata di fianco. In un balzo mi è arrivata sulla mano. Sentivo le unghie delle sue zampe sul palmo. Era leggera. Pualuna non mi guardava più. Taceva, cercava qualcosa sul pelo dell’acqua. Il suo sguardo s’innalzava seguendo un volo, s’intrecciava a un altro, si perdeva in centinaia di battiti d’ali e le sue labbra tornavano a muoversi riprendendo la nenia.
… il cielo e l’aria potente mi muovono,
muovono il mio intimo,
mi hanno trascinato via,
e ora tremo di gioia.
Pualuna, autore Inuit di cui poco si conosce, vive spostandosi sulla banchisa nel grande bianco del Nord. Ogni anno raggiunge un centro di osservazione scientifica danese nel quale registra i suoi racconti che vengono in seguito trascritti dall’antropologa Emma Freja Nygaard.
L’onore del mondo
Hokkaido Mitomi
Siamo nei primi anni del Novecento. Hurashi, dopo la morte del padre, ultimo di una genia di samurai, si ritira in una capanna nell’Hokkaido dove è deciso a non lasciarsi contaminare dall’avanzata di quello che considera un mondo privo di dignità. Quando una giornalista francese fa uscire un articolo sulla sua vita, alcuni giovani, ispirati dal suo esempio, si ritirano sui monti in solitudine, ma il fenomeno assume proporzioni inaspettate.
Hokkaido Mitomi, amante di Murasaki Shikibu, autrice del Genji monogatari, rese noti in vita solo alcuni brevi racconti di carattere fantastico considerati bizzarri dai contemporanei. La sua produzione assume importanza solo dopo gli anni Sessanta grazie alla pubblicazione integrale dell’opera omnia, che si rivela come una puntuale cronaca del Novecento, scritta mille anni prima.
Viaggio verso l’alba
Leva Madara
La terra è rinata dopo molto tempo. Grossi animali la abitano, gli umani si muovono a gruppi. Primo libro della saga di Eleanor e del suo viaggio verso l’alba. Decisa a raggiungere il sole prima del suo risveglio, Elenor lascia il suo gruppo insieme a un dalma, una nuova specie di topo, alta fino al ginocchio, velocissima e da tempo amica. È il nuovo viaggio della nostra specie che inizia con Eleanor, animale fra gli altri.
Leva Madara, scrittrice e musicista lettone nota per il ciclo del Viaggio dell’alba, 18 volumi scritti nel corso di quarant’anni e rimasti completamente sconosciuti fino a dieci anni dopo la morte, come da suo desiderio. Quando uscirono, prima in lettone e poi in francese e spagnolo, si diffusero per canali non convenzionali rappresentando una base per i movimenti di rinnovamento presenti in Europa e nel mondo.
I magazzini
Geogràfia Hallison
I primi magazzini furono costruiti dalla Memory con la nota forma a cilindro specchiato. Contenevano ognuno quaranta spazi circolari di diametro dodici metri alti quattro. Li vendevano come spazi per la memoria. Mettete la vostra vita al sicuro e andate liberi per il mondo. Così diceva lo slogan della Memory. Ora la Memory tiene tutti in ostaggio possedendo la memoria di ognuno. Lyla è nata in montagna, i suoi non si sono mai fidati della Memory. Lyla ricorda e alla morte dei suoi inizia la lotta per la liberazione della memoria.
Geogràfia Hallison poetessa vittoriana gallese, in vita nota solo per alcuni versi dedicati al suo orto, riscoperta grazie al lascito a una discendente che fece stampare I magazzini, l’anno seguente fu portato sullo schermo da Jor Prusjansky. The Doks vinse tre Oscar e un Ghepardo d’oro nonostante la storia indugiasse fra l’amore fra Lyla e Juba, il figlio illegittimo del padrone della Memory.
Il suono della fine
Serena Bach
È pomeriggio, quando succede. Un piccolo rumore, qualcosa che cade. Poi uno schianto, un altro, un fragore inaudito di palazzo che crolla su sé stesso. Corre alla finestra, non vede nulla, solo altri, come lei, che hanno sentito le stesse cose. Sono in strada, sentono le case venire giù una dopo l’altra, ma non le vedono. Sono lì, ferme, immobili, mentre il suono della fine continua.
Serena Bach ha pubblicato Vendo savane, Antichi pascoli nella mente e Gioco di derive.
Albatros
Fernando Torres Valdeagua
2034. In una rotonda di uno svincolo dell’autostrada a un chilometro da Madrid viene ritrovato un ragazzo. È coperto di piume e non parla, ha quindici anni, è stato allevato da uno stormo di albatros, è intelligentissimo. In due settimane impara a parlare, ma il linguaggio è l’unica cosa che accetta. A breve gli scienziati che lo studiano si rendono conto che non solo non riescono a insegnargli altro, ma sembra sia lui a influenzare loro. Come un contagio, i suoi gesti, i racconti di volo, il suo modo di pensare, impregnano il laboratorio, poi la notizia dell’uomo-albatros esplode sui media del mondo. Inizia così l’ultima strabiliante trasformazione dell’umanità verso gli orizzonti del cielo e del mare.
Fernando Torres Valdeagua ha una ganaderia nella provincia di Huelva dove alleva tori da corrida. È noto come cantante di fandango. Albatros è il suo esordio letterario.
Morte dell’Albatros
Fernando Torres Valdeagua
Siamo nel laboratorio dove si studia l’uomo-albatros. Lo scienziato che gli è più vicino inizia a comportarsi come lui. Impara il linguaggio degli albatros, capisce la vita in volo. Sta sempre più tempo in laboratorio, la sua vita familiare va a rotoli ma lui sembra liberato, felice solo quando parla in linguaggio Albatros, quei suoni lo trasformano, fa strani versi mentre mangia, persino quando fa l’amore con la moglie, fino a che decide di portarla in laboratorio. Lei s’innamora dell’uomo-albatros, lo scienziato non regge alle emozioni che lo dilaniano e una notte lo uccide. Ma ormai il contagio è iniziato.
Fernando Torres Valdeagua, divenuto noto in tutto il mondo per il romanzo Albatros da cui, oltre alle quattro versioni cinematografiche, sono state ricavate serie televisive, fumetti e giochi, ha voluto approfondire un aspetto della storia rimasto in ombra, le circostanze della morte di Albatros. La scelta è stata dettata anche dalla proliferazione di sette mistiche ispirate alla figura di Albatros e alla loro incipiente pericolosità sociale.
Se lo scriba sposta l’accento
Ársól Blaerdóttir
971 a.C. Il mondo civilizzato è sull’orlo di una crisi. Negal, scriba del Faraone d’Egitto, scrive al suo omologo assiro. Il dialogo fra i due imperatori passa attraverso loro. In una storia sempre sul filo del rasoio, i due scriba spostano accenti, pause, punteggiatura, e senza tradire i propri sovrani, riescono a evitare la catastrofe.
Ársól Blaerdóttir è campionessa di Glima, lo sport nazionale islandese. I sette libri della saga di Negal, tradotti solo in spagnolo, sono oggi la serie più popolare in Argentina.
Qualcuno apre gli occhi nelle foreste
Nayas Punga Fuentes
La prima cosa che avverte è tepore. Qualcosa è successo. È nato. Tepore. Cosa c’è fuori? La cosa che lo stupisce è che la domanda significa che esiste un dentro e quel dentro è lui. Da allora, lentamente, si organizza e le sensazioni aumentano di numero e qualità. Lunghe notti buie e liquide. Poi l’aria, la terra, le rocce. Affonda nella terra, impara a nutrirsi di luce. Si sposta correndo, ora. Affonda i denti nei corpi degli altri. Combatte. S’alza in volo. S’immerge negli abissi. È diventato una moltitudine. In quella moltitudine qualcuno apre gli occhi nelle foreste, scende dagli alberi, comincia a camminare.
Nayas Punga Fuentes, di madre Inuit e padre ecuadoriano, vive a Isla Pinta, l’isola più a nord delle Galapagos. È nota per aver portato il katajjak, il canto di gola tipico degli Inuit, ai primi posti nelle classifiche musicali di tutto il mondo.
Sette aprile
Nayas Punga Fuentes
È il sette aprile 2015, una giornata normale. Eléa spegne la luce, si addormenta. Si sveglia l’otto aprile di mille anni prima, nel 1015 e il giorno successivo si sveglierà il nove aprile dell’anno 15. Arrivata in una settimana al 5015 a.C., la aspetta il vero inizio del viaggio, che le farà attraversare non solo i trecentomila anni di Homo Sapiens, ma tutta la nostra evoluzione a ritroso, dalle savane alle foreste passando per diverse forme fino a trovarsi all’origine della coscienza.
Nayas Punga Fuentes, il cui nome può significare la visita del gabbiano alla fonte, è al suo quinto romanzo, uscito dopo i quattro anni di silenzio che hanno seguito Geologia di un amore, il best seller che l’ha portata all’attenzione del pubblico internazionale.
Ignara della fine delle nevi
Tanya Ralpascio
Non c’eravamo solo noi, c’erano quelli che andavano curvi, quelli più bassi di tutti, quelli completamente senza peli, eravamo in diversi. Poi siamo rimasti sono noi. È la storia di una ragazza senza peli, il punto di vista degli altri.
Tanya Ralpascio colleziona terre.