Salute nel pianeta che si riscalda

Un po’ prima degli anni 80.

Grandi camerate con almeno una ventina di letti, allineati e posti uno di fronte all’altro, le finestre altissime alle spalle. Ognuno il suo comodino con gli oggetti portati da casa: il piatto, le posate, i tovaglioli di stoffa e le ciabatte nella parte bassa. La vestaglia posata ai piedi del letto e intorno il solito codazzo di medici più o meno giovani dietro al luminare che dispensava la Verità e la Salute.

I pazienti potevano restare settimane in reparto, finché non si riusciva a fare una diagnosi, a trovare una terapia. Alcuni farmaci farebbero sorridere oggi: prodotti spremuti sulla pelle come dentifricio contando i centimetri di medicinale da spalmare poi sull’avambraccio. O le pillole che andavano assunte ogni quattro ore perché l’effetto potesse essere duraturo. Gli esami clinici erano avventurosi: radiografie fatte senza protezioni particolari, lo stesso radiologo esposto alle radiazioni delle schermografie. Fare un elettrocardiogramma significava portare un macchinario pesante parecchi chilogrammi spostandolo su un carrello a ruote con fili ovunque e carta millimetrata che scorreva come un fiotto di lava rosa con graffiti blu su una patina di cera. Si scolorivano piuttosto rapidamente diventando illeggibili. Era la fine di un’era.

Intorno ai primi anni 80.

L’ecografia ha cambiato il mondo della Medicina. Fare diagnosi diventa quasi immediato: si studiano gli organi e si comincia a capire la differenza tra l’ombra di un calcolo in colecisti o un cancro del fegato. I pazienti restano ancora a lungo in reparto perché le possibilità diagnostiche aumentano: ecografie e TAC permettono di visualizzare patologie prima inafferrabili. Le prime immagini dei cervelli bucherellati “a cielo stellato” impressionavano i medici che non sapevano bene come interpretarle ma dopo un po’ di tempo si capì che ad una certa età tutti gli encefali erano macchiati da lesioni ischemiche croniche e mute, segnale del Tempo che tutto fa sbiadire come una canzone che non si riesce più a ricordare. La Risonanza si affianca promettendo universi inimmaginabili non sapendo ancora che sarebbe diventato un esame abusato e spesso utilizzato a torto. Sono gli anni dell’euforia e del delirio di potenza in cui si comincia a pensare che forse si riescono a curare tutte le malattie umane e addirittura ci si scandalizza se qualcuno decide di morire nonostante le cure. Sono fasi in cui le persone vengono tenute in vita all’estremo: si tenta il tutto per il tutto in ultra novantenni sfiancati abbandonati in corsia dai parenti che reclameranno giustizia nel caso il congiunto dovesse non farcela a causa delle manchevolezze sanitarie. Gli avvocati si mobilizzano fiutando un business ricco e goloso. La Medicina difensiva nasce creando voragini nei bilanci sanitari di intere Regioni. Si prescrivono accertamenti di ogni genere: si infilano tubi in qualsiasi orifizio, si pompano mezzi di contrasto, pasti baritati, si iniettano liquidi in vena pur di cogliere una immagine patologica anche a costo di nuocere solo di poco alla salute del malato. Si somministrano farmaci costosi i cui effetti collaterali possono generare patologie peggiori della primitiva. Ma ci si mette le spalle al sicuro: si è fatto “tutto il possibile” secondo scienza e coscienza. Sono gli anni in cui anche certi dentifrici sono dispensati dal Servizio Sanitario e in molte abitazioni gli armadietti delle medicine straripano di scatolette nuove e mai utilizzate dai costi – alla lunga – proibitivi. Non può durare a lungo, perché questa fase si trascina per una ventina di anni e costa cifre astronomiche.

Intorno agli anni 2000.

Ci si rende conto che le persone invecchiano sempre di più: le malattie effettivamente si riescono a vincere o quanto meno a procrastinare. I concetti di Prevenzione serpeggiano sempre di più in mezzo alla popolazione e mentre una trentina di anni prima ci si vergognava di andare dal medico, adesso ci sono code impensabili per poter utilizzare una fetta di questo Progresso e di questa Scienza. Sono anni in cui si crede profondamente in un Benessere alla portata di mano, specialmente per persone che hanno duramente lavorato per una vita e pretendono – giustamente- una vecchiaia serena e al riparo di sorprese per potersi godere una pensione meritata. Si vogliono fare esami di ogni genere, specialmente quelli di cui si parla nei programmi televisivi da poter confrontare con amici e parenti in una gara di chi riesce a farne di più. Esami che non devono essere troppo fastidiosi ma che sono sicuramente costosi. E così la voragine economica si allarga ancora di più: marcatori seriali di malattie immaginarie, ripetizione di esami che ci si diverte a reiterare perché si forma una abitudine agli orari degli ambulatori e perché comunque c’è tempo per tutto e bisogna pensare prima di tutto alla Salute. La popolazione invecchia, le malattie si cronicizzano sempre di più; una generazione di medici impara a gestire la somministrazione di dieci, a volte venti, qualche volta trenta molecole diverse ogni giorno nello stesso paziente. Ogni giorno decine di farmaci vengono ingollati nella incrollabile fiducia della promessa di non ammalarsi mai, di vivere centinaia di anni. Alcune volte c’è il rifiuto di credere che si possa morire e persone si scandalizzano al fatto che alcune malattie progrediscano nonostante tutte le cure, tutti gli esami svolti. La popolazione invecchia e i costi aumentano. Si sta arrivando al limite di resistenza di una corda che dovrà inevitabilmente spezzarsi. Passa ancora una decina di anni.

Intorno agli anni 2010.

Nella euforia della vita intramontabile serpeggiano messaggi fuorvianti di critici duri e puri: la Medicina tradizionale fa male. I farmaci avvelenano. Alcuni ritrovati sono micidiali. I vaccini che hanno fatto sì che quasi più nessuno morisse di Polio, di Vaiolo, di Morbillo, di Epatite, di qualsiasi malattia infettiva, vengono messi in discussione. Persone prive di qualsiasi preparazione scientifica assurgono a Profeti di una Medicina “altra” e più pura, priva di metalli pesanti, di tracce di arsenico o di proteine letali e propongono un “ritorno alla natura” che riuscirà solo a fare vittime sacrificali di una demenza collettiva propagata soprattutto dalla tecnologia di Internet. E’ il momento in cui qualsiasi persona priva di istruzione idonea si propone come portatore della Verità scientifica. E fa proseliti. Intanto però la spesa sanitaria galoppa perché si fanno sempre esami superflui in una ottica difensiva da parte di medici trincerati per ripararsi da cause legali, timorosi di confrontarsi con parenti furenti o con giudici impassibili dentro a tribunali ostili. Le medicine circolano con grande generosità, l’età media avanza, le malattie croniche aumentano. Venti o trent’anni prima in casa poteva esserci un familiare diabetico, in una famiglia poteva esserci una persona affetta da ipertensione, ma adesso il nonno è diabetico, iperteso, iperuricemico, ha un principio di scompenso da valvulopatia cardiaca in attesa di intervento, è artropatico ma grazie alle due protesi d’anca cammina abbastanza bene nonostante il problema del glaucoma – peraltro tenuto a bada dai farmaci – e in attesa di intervento di facoemulsione: “la cataratta”. I suoi problemi maggiori sono dati dalle sporadiche crisi epilettiche ma anche per questo riusciamo a tenere tutto sotto controllo grazie a costosi farmaci e a ripetuti esami clinici non ultime le risonanze ad alta definizione. Purtroppo la demenza senile è dietro l’angolo e occorre aggiungere altri prodotti che nel computo generale richiedono una supervisone da parte di badanti straniere che non parlano la lingua del posto ma conoscono i nomi di quasi tutti i farmaci, anche le molecole i cui nomi assurdi sono stampati sulle scatolette di farmaci “generici”. La confusione diventa inevitabile. Le famiglie si sobbarcano spese non indifferenti per mantenere un esercito di donne straniere che viaggiano da una parte all’altra del continente su autobus climatizzati spostando denaro contante nascosto in robusti corsetti o mutandoni impenetrabili. La corda che regge il sistema sanitario si tende e inizia a sfilacciarsi; qualcuno lancia l’allarme ma non lo ascolta quasi nessuno. La politica è impegnata nella ricerca di voti e pur volendo garantire una Sanità dal sorriso smagliante, taglia fondi essenziali togliendo la fornitura di parecchi servizi. Le medicine cominciano a costare. Si comincia a pagare per cose che prima erano indiscutibilmente gratuite. Le rimostranze sono all’ordine del giorno: “abbiamo pagato le tasse finora e adesso dobbiamo pagarci anche le medicine” è un ritornello quotidiano in molti ambulatori. I medici non sono più visti come il barone splendente simile ad una cometa con la coda di giovani assetati di Sapere, sono visti come distributori di un Benessere preteso e non più garantito. Questi professionisti che hanno studiato anni con l’immagine magnificata del salvatore di vite umane si trovano tra martello e incudine: i cittadini che pretendono servizi e uno Stato che minaccia sanzioni se sforano un budget di cui nessuno conosce gli importi. La tensione diventa sempre più forte, in alcuni casi insopportabile. Cittadini che pretendono cure, altri che le rifiutano, medici che vorrebbero poter aiutare ma non possono salvo rischiare di tasca propria. Una professionalità sempre più in bilico grazie anche ai profeti di una terapia alternativa priva di fondamenti scientifici che inquinano le acque in maniera perversa e sistematica. I tempi dei ricoveri si sono decisamente accorciati: prima potevano durare settimane, adesso pazienti vengono dimessi con il catetere inserito, con l’ago ancora in vena. Alcuni con una diagnosi approssimativa, altri con diagnosi errate. Ma non per colpa dei medici, quanto per via di un sistema ormai al collasso dove i pazienti aumentano sempre di più, sono sempre più anziani, con sempre più patologie e sempre più farmaci in terapia e ospedali e territori con sempre meno medici, sempre più stanchi e sempre più demotivati. Un cocktail esplosivo. Corridoi ospedalieri con barelle allineate contro i muri, malati che muoiono soli, il viso spento rivolto contro un muro dalla tinta verdolina senza che nessuno se ne accorga. Ma non è colpa delle persone: è colpa di un sistema giunto al termine a causa di una amministrazione carente, priva di una visione d’insieme, gestita da incompetenti. I malati sono sempre più numerosi, i medici sono sempre meno rintracciabili, i mezzi sono sempre più razionati e in certi mesi dell’anno alcune patologie come quelle influenzali scatenano dei picchi di afflusso ingestibili. Il futuro si fa incerto.

Dal 2020 in poi.

Occorre dare delle priorità. Occorre capire dove dirigere gli sforzi e i mezzi. Occorre fare capire alle persone che i vaccini salvano la vita, che alcuni esami inutili fuorviano il percorso diagnostico, che esami dalla valenza chirurgica come le Risonanze della colonna cervicale non servono per “capire se c’è una discopatia”. Occorre che la prevenzione possa progredire senza i rallentamenti di una burocrazia assurda che richiede diversi fogli da riempire di crocette, timbri e autorizzazioni varie per poter prescrivere una terapia innovativa perdendo di vista il Paziente. Medici preparati si cercano un futuro in nazioni più libere da vincoli esportando conoscenza e capitale umano che non ritorneranno mai più. La nazione viene spogliata delle risorse da una politica che cerca di promettere premi inarrivabili, da amministrativi impreparati che prendono decisioni a caso senza interpellare i diretti interessati, i medici. I costi lievitano senza possibilità di ritorno e Internet propone trattamenti, cure e rimedi sempre più scintillanti – magari di dubbia efficacia – che il Servizio Sanitario non può permettersi. Queste cose se le possono permettere solo le persone più ricche; il Sistema non è più solidale. Chi possiede denaro e conoscenza riesce a curarsi, trova i centri di eccellenza e utilizza ritrovati avveniristici. Gli altri devono accontentarsi di quello che trovano a portata di mano cioè disorganizzazione, disamoramento e rassegnazione. La frattura è fatta e probabilmente è destinata ad ampliarsi. Se vent’anni prima si cercava di curare l’impossibile e di fare vivere indefinitamente persone clinicamente “quasi morte” adesso si cerca di limitare il costo, di dare l’essenziale e ci si abitua al fatto che certe malattie sono incurabili. Qualcuno si indebita pur di ottenere quel bene che ritiene legittimo avere e non sempre riesce a raggiungere l’obiettivo. Anzi, non lo raggiunge quasi mai. Siti dedicati propongono camere climatizzate riempite di apparecchiature fantascientifiche gestite da personale solare e preparato, in grado di curare qualsiasi quadro clinico ma a costi appena indovinabili. Internet pubblicizza terapie innovative e rivoluzionarie che difficilmente saranno proposte a intere popolazioni. Saranno destinate a poche e selezionate persone. Sempre che. Sempre che sia tutto vero e che non accada qualcosa di inatteso ma prevedibile.

In un ipotetico prossimo futuro.

Stiamo correndo velocemente verso un progresso radioso in un mondo marcescente ed inquinato. Microplastiche entrate nella catena alimentare sono destinate a tamponare cervelli, reni e fegati ostruendo non solo i capillari vitali ma la stessa cognizione di quanto sta accadendo. Dietro l’angolo resta l’incognita di malattie virali o batteriche potenzialmente letali che prima o poi esploderanno. Ebola è solo un esempio ma si sa per certo che prima o poi una influenza epocale come la “spagnola” farà molte vittime. Nel 1913 l’epidemia aveva fatto oltre 50 milioni di morti in Europa ma in un pianeta la cui popolazione si è più che quadruplicata e con aerei in grado di raggiungere gli angoli più remoti a costo irrisorio, il rischio è esponenziale. Lo stesso può succedere con lo scioglimento dei ghiacci che ritirandosi dal permafrost liberano stuoli di batteri e virus quiescenti contro i quali le immunità dell’organismo rischiano di essere inesistenti. Quindi germi letali che troverebbero un terreno di coltura meraviglioso in società sovrappopolate che vivono in un clima surriscaldato. E pur supponendo di poter scantonare le virosi letali si sa per certo che l’aumento di pochi gradi della temperatura media del pianeta equivale ad un aumento delle malattie cardiovascolari e dei decessi in generale. Ricordiamoci della estate del 2003 in Europa che con le sue temperature stabilmente elevate senza alternanza diurna e notturna ha causato circa 70.000 decessi in più in Paesi considerati all’avanguardia per la Sanità. In questo clima fortemente incerto, figurato e meteorologico, si sdogana il Testamento biologico e l’accompagnamento alla morte, si parla di eutanasia proposta dai medici per i malati troppo sofferenti ed inguaribili. La discussione crea immediatamente due fazioni antagoniste. Chi a favore e chi contro il suicidio assistito sia tra i sanitari stessi che nella popolazione ed è un argomento che pochi anni prima era assolutamente tabù e intoccabile.

L’antropocene della Medicina se la vedrà con un pianeta surriscaldato, con la carenza di acqua, con le malattie mediate da batteri e virus che avanzano in popolazioni stremate e prive del minimo necessario impegnate a scavare nel fango per estrarre minerali rari che serviranno agli abitanti ricchi viventi altrove i quali potranno così comunicare, progredire e curarsi con macchinari sofisticati. La conoscenza sarà sempre più selezionata e distribuita al contagocce e i pochi in grado di decifrare i codici potranno curare e curarsi; gli altri vivranno di reminescenze con i pochi mezzi disponibili. Verosimile che in una società economicamente in crisi, alla perenne ricerca di risorse si facciano avanti figure di imbonitori che propongano terapie e soluzioni non efficaci, pur di lucrarci sopra. Diventa dunque difficile individuare dove stia il Vero: quale sia la soluzione migliore e reale per un determinato problema, per una determinata malattia. Perché sicuramente si faranno avanti persone che prometteranno risultati non ottenibili. Per incompetenza o per semplice avidità. L’Eldorado di un mondo meraviglioso immaginato negli anni 50 e 60 del 900 è destinato così ad alcune isole privilegiate e superprotette. Forse l’unica salvezza, l’unica soluzione può essere portata da una mistura comprendente Cultura, Conoscenza e Memoria. Con questi elementi è possibile ricollegare quanto accaduto negli ultimi cento anni per pianificare una rotta saggia e sensata in cui si ridimensiona il concetto di produzione per il profitto sostituendolo con una idea di produzione per la Salute: del pianeta e degli esseri viventi presenti, evitando di perpetrare errori ormai ultrasecolari.

Dottor Ronnie Picciotto

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