DIO DEI MOSTRI

Su Dead Astronauts di Jeff VanderMeer

di Makhno Boucher

Sinossi: Dentro e fuori la Città e il deserto che è, diventerà, è stata la Città, una volpe messianica blu viaggia, pianifica, complotta per una vendetta e un nuovo mondo. Una donna è inseguita da un demone, un Behemoth acquatico che ricorda un passato non ancora accaduto e che forse è quello di altri esseri giganteschi che domineranno la Città. Tre individui inumani che forse erano stati umani conducono una guerra segreta contro la Compagnia con azioni che potrebbero essere in realtà ordini diretti della Compagnia. E paesaggi-personaggi, in un viaggio al termine della ragione lucida… .

Qualcuno sta leggendo Dead Astronauts come un libro.

Di solito un libro lo si legge dall’inizio alla fine e, di solito, per quanto banale o intricata, c’è una linea narrativa da seguire. Per questo, di solito, un libro lo si legge dall’inizio alla fine. Ok.

Nel caso di Dead Astronauts di Jeff VanderMeer sarebbe un errore grave, direi “imperdonabile”, se la parola non presumesse specialmente oggi una cattiva coscienza. Se si leggesse così, da scuola di scrittura, si rischierebbe di fraintenderne non solo la portata ma anche la funzione. DA, invece, va letto come da anni consiglio di leggere “Mille piani” di Deleuze e Guattari. Come un’enciclopedia a macchie di leopardo, come una mappa zonale in due dimensioni dove la terza dimensione è il vostro occhio-cervello. Se leggerete DA come un libro, da pagina 1 a pagina 300, sarete come coloro che vogliono raggiungere in modo lineare l’altro ramo della galassia di Andromeda senza usare i bravi salti nello spazio-tempo. Otterrete cose diverse, che vi lasceranno perplessi, delusi, indifferenti, spazientiti e, per me, reazionari, bacchettoni, ignoranti.

In that false promise you could lose your self, could be convinced the futures were glorious … if you hadn’t already seen the futures. Everything that promised glory become gory, spreading death underneath, death preferring to dive before erupting back up at the end of days…

Qual è dunque il mode d’emploi dell’ultimo trip generativo-trasformazionale di JVM?

Dipende da cosa cercate. Se volete leggere un buon libro non so rispondervi. Di libri buoni ce ne sono tanti. Auguri. Se invece volete scrivere un romanzo teriomorfo-faulkneriano, pieno di persone non-umane che abitano in sé il collasso, allora DA va letto come un testo sapienziale, ermetico, misterico. Dovete aprirlo in base al puro caso o lasciandovi guidare da sequenze numerologiche o snocciolando una kabala zombie. Poi, dopo, potrete anche leggerlo dall’inizio alla fine, ma intanto vi sarete settati il cervello su un altro paradigma. Come scrittori, insomma, dovreste fare come il cormorano nero, che si tuffa nell’amnios di DA e risale con un pesce nel becco, non IL pesce che cercate voi, credendo di controllare l’incontrollabile, ma un pesce indigesto scelto da una catena stocastica di eventi. Questo, dicevo, genera un cambio di paradigma. E non parlo di plot e subplot o di altre ragazzate narratologiche. Voglio dire che quello che cambierà, scrivendo, sarà il vostro posizionarvi con il “fuori”, con il contesto del testo. Magari, come dopo un trip di LSD nella cameretta doppia del college, vi accorgerete che Harvard è solo un reticolo di caverne vulcaniche abitate da babbuini e felini nascosti nelle tenebre, che il mondo dell’editoria è un ennesimo ufficio a Wall Street dove tutti aspettano la scrivania, che scrivere per l’adesso, per il presente, è come fare poesie di turbamenti d’adolescente incompreso et larmoyant.

And the voice of the Company, IT said, EXPAND AND MULTIPLY. And IT said, FIX YOUR MISTAKES. (But that is what my father said, too, but my father was not the Company.) And the voice of the Company, IT said, TAKE THE OTHER AND REMAKE IT AS YOURSELF. And the voice of the Company, IT said, IF YOU FAIL, WE WILL REMAKE YOU.

Dead Astronauts invece è come un Assiro scriverebbe oggi una cosmogonia di mostri. Non vi interessa? Invece dovrebbe. Perché in gioco c’è l’intero sistema ideologico dei grandi monoteismi rivelati.

Di colpo cioè potrebbe venire a cadere la comfort zone delle metafisiche della consolazione e della salvezza.

Di colpo un Lovecraft revenant intercetterebbe l’Antropocene e vi spennacchierebbe per tutte le vostre fedi del quotidiano e dell’Altissimo.

Di colpo vi chiedereste se intenerire il lettore sui vostri autoabusi egoici sia davvero un buon marketing letterario.

Questo Dead Astronauts è un poema amazzonico scritto oggi in un garage subacqueo, un esperimento alchemico come alchimisti compiuti sono le donne e gli uomini che lavorano nella Compagnia, è un qualche Vangelo sulla fine dell’Antropocene.

EXPLORING THE WILDERNESS OF THE WEIRD IS THE ONLY PATH TO REWILDERING…

QUI una recensione altra, qua una guida dello stesso autore ai mondi di questi Astronauti Morti.

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