[Nurrumbunguttia]

Stavo lì, davanti a loro, e loro parlavano e io non capivo. Mi pareva che chiedessero chi ero, da dove venivo. Io dissi che ero nato in Svezia, ma che ero francese. Che parlavo anche inglese. Provavo a ripetere in inglese e niente, non succedeva nulla. Sembrava che parlassero tra loro però io non capivo nulla e non sono sicuro che parlassero davvero, non vedevo nulla, erano scuri, nel buio.

Avevo voluto provare, mi avevano spiegato come funzionava e, come sempre in questi casi, avevo creduto di essere pronto: non lo ero. 

Intanto io mi ero aspettato un canguro o un koala, invece, dopo aver attraversato la caverna e camminato in mezzo ad un canneto, ero spuntato su un campo erboso e lì avevo incontrato un uccello enorme, una specie di struzzo che subito mi disse di non chiamarlo struzzo perché era un emu; disse che se mi andava bene sarebbe stato lui l’animale guida purché smettessi di pensarlo come uno struzzo strano. Dissi “ok” e lo seguii però andava troppo veloce e così dopo un po’ rimasi indietro e lui ricomparve vicino a mi disse ancora “’emu’ non struzzo: è il mio uovo che ha creato il sole, quindi considerati onorato che io ti guidi”. Io lo ringraziai, cercando di essere deferente; però di nuovo pensai che era davvero come uno struzzo solo un po’ diverso e… immagino che si offese perché divenne dorato e gigantesco e fiammeggiante e sparì. Tutto divenne buio e mi trovai davanti a loro. Non era così che doveva andare. Era come se fossi finito dove non dovevo.

Era come se fossi lì, ma non completamente; la situazione somigliava a quando siete ospiti ad una festa in cui nessuno vi conosce e vi aggirate, quasi ignorati, in mezzo a persone sconosciute. Però non erano proprio persone e non sembrava proprio una festa. Mi dedicavano pochissima attenzione dopo quella che inizialmente avevo interpretato come una richiesta del tipo “ehi chi sei” e per il resto – per quello che capivo – discutevano animatamente. Nel buio, nel nero, vedevo a tratti delle fiammelle e quando le fiammelle diventavano più luminose le voci si sentivano più forte. A tratti sembravano stelle, luminose e lontane. A tratti sembravano fuochi bianchi. Non capivo le proporzioni, non capivo lo spazio. Continuavo a camminare in questo buio, in questo nero denso e abitato. Il rumore delle voci crebbe e le fiammelle lontane divennero fuochi; sentivo intorno a me una rabbia immensa, un’ira primordiale e potentissima. Adesso i fuochi erano volti deformi, enormi e bruciavano senza che ci fosse più alcun suono.

Adesso ero in un cinema, antico: il cinema era pienissimo e sullo schermo si vedeva Ayers Rock sotto la volta stellata. Il campo si restringeva e si vedevano, intorno a un falò, un vecchissimo aborigeno e altre due figure, di spalle.

“Dicono che abbiamo sbagliato tutto, che dobbiamo ricominciare”– diceva l’uomo

Avete sbagliato tutto – diceva il koala

“Comunque dovremo ricominciare” – proseguiva l’uomo

“Ci sono creature innocenti” – intervenne il canguro

“Ci sono sempre creature innocenti” – concluse l’uomo

Poi infilò le mani nel fuoco, il fuoco divenne un enorme uovo di emu, poi un pallone da rugby gigantesco. L’uomo lo calciò e il mondo prese fuoco.

Margot

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