Sette doppie parole-chiave, quattrodici libri-guida, sette marcatori narratologici per riconoscere il romanzo dell’Antropocene e fare debunking.
Genere | Forma
Libri: Tina, Antropocene Decadence, 2020; The Dark Mountain Project, dal 2009.
Il romanzo dell’Antropocene non è un “componimento letterario in prosa con narrazioni di vicende familiari o di un singolo individuo su uno sfondo storico o di fantasia”, dove la storia e la fantasia riguardano l’Antropocene, il futuro, il collasso. Non bastano temi e setting. Occorre interrogarsi sulla forma. Oggi la discussione sui generi è superata dai fatti sociali, politici e ambientali, che stanno riportando il discorso sulla narratività ai minimi termini di senso e sopravvivenza: qual è ai tempi dell’Antropocene il futuro del racconto, del libro, dell’editoria? Quale forma dovrebbe avere? La nostra idea è il “romanzo diffuso”, un evento narrativo immerso nell’immaginario collettivo, aperto a esperienze multiple di genere, stile e medium, che si dà nella pluralità autoriale e vive in situazioni collettive, che esiste in modalità crowdsourcing e mush-up. Se il libro che avete in mano è invece scritto da un solo autore in un genere/forma tradizionale, allora, per essere “antropocenico”, dovrà rispondere ad almeno uno dei seguenti requisiti narratologici:
Identità | Alterità
Libri: Octavia Butler, Ultima genesi, 1987; Jeff VanderMeer, Dead Astronauts, 2019
L’alterità è una costruzione culturale, ideologica, politica. Quale alterità viene costruita nel romanzo che avete in mano? È legata all’idea di collasso (ambientale, sociale, cognitivo)? È in risonanza con la contemporaneità, recepisce lo Zeitgeist, oppure si riferisce a una visione del mondo precedente? Questa visione aggiunge qualcosa di nuovo alla riflessione sulla crisi del sistema-Terra? Quale prospettiva incarna? Eurocentrica? Occidentale? Antropocentrica? Patriarcale? Il libro che avete in mano è un romanzo dell’Antropocene se almeno un personaggio o una qualche scena mettono in crisi un sistema identitario tradizionale verso una nuova idea di “persona”, umana o non-umana. Tratti indicativi sono lo shift ontologico, la confusione delle barriere tassonomiche, gli sconvolgimenti di scala, il crollo di identità. In questo senso ibridi, mutanti, teriomorfi, simbiosi, megafauna, alieni, materie instabili sono l’evoluzione heisenberghiana e antropocenica di zombie, vampiri e licantropi del vecchio sistema copernicano.
Vita | Sopravvivenza
Libri: Emily St. John Mandel, Stazione Undici, 2014; Cormac McCarthy, La strada, 2006
Bios o Zoé? Vita animale, umana, oltreumana? Vita corporea, psichica, spirituale? Nuda vita, grado zero o grado minimo, pura esistenza biologica? Ogni interpretazione scientifica, filosofica e antropologica del concetto di vita è oggi in collisione con l’Antropocene, in particolare con i suoi due corollari capitali: sopravvivenza ed estinzione. Un romanzo dell’Antropocene non può non essere impostato su questo doppio spettro. Ovviamente un paesaggio apocalittico, una comunità di sopravvissuti, un ambiente ostile o una causa distruttiva non sono elementi narrativi indispensabili. L’estinzione può essere quella di una singola specie animale, di un’abilità cognitiva, di una specificità culturale, così come la sopravvivenza può essere quella di un singolo individuo nella foresta, di un batterio incapsulato nel permafrost, di una calligrafia medievale. Ma il tratto distintivo del romanzo dell’Antropocene è che sopravvivenza ed estinzione sono funzioni narrative, non sono un tema tra i tanti, sono il motore della storia, sono la storia.
Cosmo | Collasso
Libri: Jenny Ofill, Tempo variabile, 2020; Cixin Liu, La materia del cosmo, 2008
Una galassia. Un sole. Un pianeta. Un continente. Una regione. Una città. Una casa. Una stanza. Un libro. Nel libro la relazione d’amore non proprio speciale tra due personaggi in una stanza in una casa in una città. La città nella regione e sulla crosta di un pianeta. Il pianeta vicino a un sole. Le stelle dentro l’epica cosmologica di una galassia. Ma il libro no: la storia che racconta non dialoga con i massimi sistemi. L’Antropocene è a tutti gli effetti una cosmologia. Nel suo tentativo di immaginare il futuro, di descrivere il presente e di reinterpretare il passato, si fa carico di una narrazione scientifica, filosofica ed estetica del rapporto tra l’uomo e il cosmo. Il libro che avete in mano risponde a un impulso cosmografico? Ridefinisce il posto dell’uomo nel cosmo? Agisce sui rapporti di scala per relativizzare la parabola umana? L’Antropocene è una riflessione diffusa sul nesso che lega la Fine e le Origini, l’Apocalisse e la Genesi, ad esempio la fine della Terra e il suo inizio. Il romanzo che avete in mano è una cosmogenesi, è una cosmoestinzione?
Animali | Epidemie
Libri: Kira Jane Buxton, Hollow Kingdom, 2019; Leland de la Durantaye, Hanna versus l’albero, 2018
L’animalità contemporanea è ridotta al “grado B”: bistecca o barboncino. Paul Shepard dice che il cervello umano si è modellato nel corso dell’evoluzione pensando animali, animali invisibili da trovare in paesaggi lontani, animali come simbolo di qualcos’altro, animali di un bestiario mentale che ha generato in noi un’autentica zoologia del sé: pensarsi con gli animali, pensarsi come animali. La sparizione reale e mentale degli animali dal nostro orizzonte cognitivo non è solo un impoverimento tragico, un calo di biodiversità, ma è anche uno spopolamento del pensiero. Poche cose sono più tossiche in letteratura delle storie di animali umanizzati. Una di queste è il non saperli raccontare. Di solito si scivola nell’antropomorfismo perché non si sa nulla di animismo, di prospettivismo, di biologia. E allora l’animale resta un tropo, un trofeo simbolico, una maschera. Trovate allora un romanzo con personaggi animali non-umani che siano portatori di inquietudine, di selvatichezza e di morte, di vita aliena, di contagi, di invasioni.
Popoli | Migrazioni
Libri: Ursula Le Guin, Sempre la valle, 1985; Laurent Binet, Civilizations, 2019
Ci sono molti romanzi di individui e di famiglie, più raramente di popoli. Fino a poco tempo fa nessuno parlava di migranti del clima. Le rappresentazioni mediatiche della Siria, di Lesbo o del confine tra Stati Uniti e Messico banalizzano l’iperoggetto migrazione. La riduzione del fenomeno a emergenza sociale, etnica, giuridica, economica cancella la potenza narrativa dei popoli in movimento. Proprio come dobbiamo emanciparci dall’etnopornografia che continua a rappresentare i Nativi come selvaggi dalla faccia pitturata e dai copricapi in penne di pappagallo, allo stesso modo dobbiamo liberare l’immaginario della migrazione dall’appiattimento mediatico. Bisogna cercare/scrivere romanzi che rovescino la prospettiva occidentale, maschilista e bianca degli scontri/incontri di popoli e culture. C’è bisogno di romanzi con un’idea di tempo che sostituisca al trimestre economico i millenni, romanzi con un’idea di spazio che sostituisca al tinello e al paese le zolle continentali e il vuoto interplanetario.
Terre | Deserti
Libri: Amal El-Mohtar, This is How You Lose the Time War, 2019; Antoine Volodine, Terminus radioso, 2014
La pace climatica è finita. Le terre, tutte le terre, stanno cambiando in tempo reale, tutti i giorni, sotto i nostri occhi. Quale geografia fa da scenario e da struttura al romanzo che state sfogliando? Quale rapporto di scala esiste tra il viaggio dei personaggi e il mondo? La consapevolezza della fine di un’epoca geologica e antropologica ha conseguenze narratologiche irreversibili. L’avanzata dei deserti e l’erosione dei suoli agricoli ha il suo doppio nella dissoluzione del sostrato letterario che fino a oggi ha reso possibili ambientazioni urbane e borghesi. La città, l’idea di città, sta scivolando verso la Wilderness, le case assomigliano sempre più a bunker e rifugi, i casali in campagna sono ormai abitati dallo spettro della comunità utopica o dell’ecofortezza. Nel romanzo che avete in mano ci sono terre e deserti? Sono semplici scenari dipinti o sono personaggi? Esiste una corrispondenza narratologica tra la storia raccontata e la sua geografia? La geografia è anche geografia dell’alterità, della sopravvivenza, del collasso, degli animali, dei popoli, del tempo?
MM | AV