Sembra che la Spagnola del 1914 o 1918, una zoonosi letale emersa da qualche parte nel Midwest americano, colpisse soprattutto giovani uomini nel fiore degli anni, gonfiasse i corpi dei morti lasciando i cadaveri blu. L’ho letto in un qualche libro, da qualche parte. Forse è quel blu ad aver ispirato il trucco degli zombi di Romero in Dawn of the dead, forse era solo il trucco alieno disponibile, forse è un’associazione libera interessata a un qualche progetto immaginifico, chissà.

Una delle battute di cattivo gusto del passare da una piazza soleggiata di un paese siciliano, piena di vecchi pensionati, in primavera, dice: “se morissero tutti l’Inps arricchirebbe”. Battute simili ma nobilitate, camuffate da ragionamenti sociologici da bar social, sono adesso continue, sfacciate, ignoranti. Tutte categorie di costume di solito inoffensive tranne quando si va ai seggi o nella fake campagna elettorale permanente. Non varrebbe la pena di parlarne, il piccolo cabotaggio umano poco incide e nulla raccoglie. Il problema, guardando meglio, non è uno sul macabro o il cattivo gusto ma il momento. Ora, adesso, in questi giorni che non sono in ogni caso quelli del 1918, gli anziani sono a rischio morte aumentato. Il Covid-19 ha un decorso mortale soprattutto, ma non solo e va ricordato, per gli anziani.
Il problema di battute e proclami sulla morte dei vecchi, sui vecchi che dovrebbero stare in quarantena, sui ricchi pensionati che adesso schiattano e i giovani poveri spogliati dalla possibilità di un futuro radioso, la vendetta della natura sui vecchi, i vecchi strafottenti che infettano gli ospedali, i vecchi che intasano gli ospedali con il loro problema coronavirus, che non mantengono il distanziamento sociale necessario, i vecchi che ricevono soldi ogni mese mentre per le partite IVA niente sghéi, che non stanno attenti quindi sono quelli che causeranno l’ultimo crollo della nostra invece vitale e dinamica economia nazionale, non è uno sul cattivo gusto, sulla mancanza di empatia. Non è neanche uno davvero sul risentimento generazionale -l’epoca d’oro predatoria Vs il futuro interrotto dei giovani-. Ora, adesso, in un effetto combinatorio di termini e contesti, certe affermazioni suonano una sinfonia molto semplice, il suo titolo è una gioia codarda nell’eliminazionismo. So invece perfettamente dove trovare una definizione di eliminazionismo: Daniel J. Goldhagen, Peggio della guerra, Mondadori. Lo trovate al Libraccio a metà prezzo.
Riassumo: menti fragili risentite, condizionate da un virus narrativo, elaborano prima mentalmente, poi, con la giusta occasione e supporto, mettono in atto l’eliminazione di un gruppo etnico, sociale specifico. Non serve un nazismo o un fascismo per essere degli eliminazionisti, come non serve una Gestapo o una grande spedizione di machete per esserlo. È un sogno nero che a volte, troppe volte, ha la possibilità di realizzarsi. Goldhagen lo dice chiaramente: i genocidi e i massacri sono prima stati immaginati, sognati, elaborati nella mente dei carnefici.
La fiction catastrofista come la post-apocalittica mostra sempre personaggi che colgono l’occasione. Perdenti che diventano signori della guerra genocidi, semplici impiegati che diventano eroi. Sembra che troppi stiano cogliendo l’occasione della quasi pandemia in corsa, una che aspettavano e su cui rimuginavano, strato dopo strato di frustrazione e risentimento, ed ecco che succede: i vecchi muoiono. Senza un contenimento draconiano moriranno in massa. La merda eliminazionista festeggia. Codarda perché non deve neanche sporcarsi le mani o aspettare il potente di turno.
Chi fa, in ogni modo e accezione, il tifo per la morte di un gruppo, stabilisce un “noi e un loro”, è proprio quel membro di una comunità in cui si annida un rischio ancora più catastrofico di troppe pandemie ed epidemie del passato. Di retori e battutisti antiumanisti non c’è mai mancanza. L’occasione di molti adesso è una pandemia, uno dei più antichi nemici dell’umanità dal Neolitico. Il nome di costoro è mostro eliminazionista, il suo nome a volte è stato nazista, fascista, stalinista, membro delle Interahamwe. Su questi soggetti il contenimento non è mai abbastanza spietato.
L’ha ripubblicato su Downtobaker.
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