
Cicciobello stamattina si è alzato tardi. Sono ormai 40 giorni che è confinato. È Pasqua. E Cicciobello è stanco. Si interroga sul rapporto fra salute pubblica e libertà individuale. Legge molto. Naviga in cerca di conforto. Cicciobello ci aveva sperato in un aprile diverso… senza troppe illusioni… ma sperava di vedere la luce.
Cicciobello è indignato e la sua indignazione è il suo pane quotidiano. Prima di tutto queste scimmie che sono al governo… Hanno mandato tutto in malore. E poi è indignato. Solo pochi come lui si sono resi conto che la libertà individuale e costituzionale non ha prezzo. Cicciobello ha capito che sotto sotto questa non è altro che una svolta autoritaria, un ulteriore passo verso il totalitarismo contro il quale Hannah Arendt ci aveva messo in guardia. “Per carità! Il virus esiste… ci mancherebbe… Certo è che questi qui che hanno distrutto la nostra sanità pubblica adesso sono convinti di risolvere tutto con polizia e manganelli. Sarà davvero utile questo confinamento? si chiede Cicciobello. Il vero virus… quello che dobbiamo sconfiggere è il fascismo… su questo Cicciobello non transige. Un fascismo biopolitico. E lui sa di che parla avendo letto Foucault. Cicciobello si indigna perché la mascherina in fondo non è altro che un ballo mascherato di consumismo e controllo sociale… come dicono i suoi blogger preferiti. Per non parlare poi dei certificati sulla positività. Vogliamo davvero lasciare a questo stato “sbirresco” il controllo sui nostri corpi? Il corpo è mio – pensa Cicciobello -, e questo non vale solo per le donne. Cicciobello ha anche scritto e riscritto sui social. Che indignazione. Che sconfitta. Volevate salute – scrive Cicciobello – avete avuto sbirri e repressione. Cicciobello resiste e sempre resisterà.
Non è tutto nero però. Da domani Cicciobello potrà tornare in libreria. Guarderà, sceglierà, sfoglierà i suoi oggetti del desiderio. “Finalmente hanno capito che la cultura non la puoi confinare. Viva la libertà. Viva i libri. Viva la cultura. Le librerie in fondo sono le farmacie dell’anima. E poi occorre avere dei simboli. Tanto… chi vuoi che vada in libreria? In pochi leggono purtroppo e allora tanto vale salvare il mondo della cultura”. Cicciobello resta preoccupato perché forse abbiamo esagerato. “C’era davvero bisogno di tutto questo? E poi in mano a queste scimmie… che ne sanno queste scimmie di Hannah Arendt, di Michel Foucault, di Derrida? Ah! se soltanto avessero studiato come me…”
Si avvicina l’ora di pranzo. Anche se confinati… la Pasqua è sempre Pasqua. Cicciobello è ateo per carità. Però una bella e sana “arrustuta” alla siciliana non gliela leva nessuno. In barba al fascismo che impera in questi bui tempi, in cui ci siamo tutti disumanizzati, in cui la libertà dell’uomo non vale più nulla… “almeno questo non possono togliermelo!”.
Cicciobello esce nel suo bel giardino. Ieri ha fatto la spesa. Mantenendo le distanze. Facendo la fila. Ma la Pasqua è comunque servita. A Palermo il tempo è bellissimo. Come sempre del resto in questo periodo. Le notizie sono buone. A Milano fanno le code per andare sul lago di Como. A Roma il G.R.A è una bolgia. Lui sta a casa. Perché comunque da soli non si fanno le rivoluzioni.
Il barbecue, il giardino, il sole, la stigghiola, il crasto… e il Nero d’Avola.
Cicciobello mangia con gusto, dopo aver cotto la carne come piace a lui. Poi, stremato, si assopisce.
Quando si sveglia… caffè e sigaretta… ci sarebbe voluta una bella passeggiata… ma con questa quarantena fascista… che vogliamo fare… ci accontentiamo del tiglio e del gelsomino che
Fioriscono nel suo giardino mediterraneo. Prima però vediamo un po’ che è successo. Navighiamo ed apriamoci al mondo. “Che schifo Facebook… sempre immondizia… auguri di pasqua… video di gente che mangia…fake news e ancora mediocrità e ipocrisia”. Poi ad un certo punto un post attira l’attenzione di Cicciobello. È un video. Il post recita “ecco i soliti incivili”. Le immagini scorrono. Riconosce la sua Palermo, il Montepellegrino, il mare sullo sfondo. In primo piano però c’è pane per la sua indignazione. Siamo allo Sperone. Uno dei peggiori quartieri della città, della regione, del paese forse. Lui lo conosce bene lo Sperone. All’inizio degli anni ’90, quando era all’università, Cicciobello ci andava a comprare l’erba, infrangendo il suo voto nel non voler supportare in modo alcuno l’economia mafiosa.
Sul tetto di un orrendo palazzone IACP diversi gruppi di persone arrostiscono carne. Ballano. Cantano neomelodico. Poi, come virus impazziti, arrivano altri video. Uno è fatto proprio da questi “incivili”. “A mmia chi mmi nni futti ri stu coronavirus. Io mangio e bevo e comu finisci si cunta”. Risuonano grida sguaiate di donne malvestite. Battute volgari. Uomini in canottiera e idiomi incomprensibili anche per un palermitano doc come lui.
Cicciobello è indignato. “Ma guarda questi! Siamo alle solite”. Cicciobello è davvero indignato per questi deprecabili comportamenti. Come animali. Sui tetti. Rozzi. Tasci. Aimmali. Canazzi di bancata… Racailles, direbbero in Francia… ed in effetti la scena gli ricorda il film L’Odio di Mathieu Kassovitz del 1995 nel quale in un quartieraccio della periferia parigina un gruppo di giovani si fa sloggiare dal tetto di un palazzo dalla brutale polizia transalpina.
“Questa città non cambierà mai” – pensa sconsolato Cicciobello. “Siamo davvero incapaci di rispettare le regole”.
La sua indignazione si trasforma in testo, anzi in post. Le informazioni però si accumulano. Un altro video mostra l’arrivo di un elicottero della polizia, e poi le volanti fino all’epilogo che sa di profonda giustizia: tutto sequestrato. Griglie, sedie, tavoli, salsiccia, stigghiole, vino… Tutti a casa.
E poco importa a Cicciobello delle code sulla Milano-Laghi… di quelle sul raccordo anulare… delle ville del lago di Como brulicanti di discretissima socialità… delle serate del confinamento a Cortina con tanto di servitù portata apposta per pulire i bagordi. Che ne sa Cicciobello della discrezione? Cicciobello odia il fascismo e il totalitarismo, ma in questo frangente la legge deve essere uguale per tutti.
Scrive un post molto forbito, come piace a lui. Non troppo aggressivo… Cicciobello non è affatto classista… ci mancherebbe altro… Moderatamente stigmatizza questa inciviltà e incita all’educazione… ma la sua indignazione scema. Lui che ha vissuto in questa terra di mafia e di illegalità non può che rallegrarsi di questo misero accenno di giustizia. “Speriamo che almeno gli facciano una bella multa… sennò questi non imparano meglio”. Tutto questo però non basta a sopire la sua indignazione verso il totalitarismo, verso questa dittatura realizzata in nome della salute.
Poi, a fine pomeriggio, ne ha abbastanza. Ne ha abbastanza di questi social network che ammorbano, di queste fake-news, di questo mondo mediocre che non conosce Baricco e nemmeno Yoshimoto. Fuori è bello. Il giardino di Cicciobello è rigoglioso. L’odore dell’agnello è svanito lasciando il posto a quello dei gelsomini… Cicciobello guarda le sue rose… anche quest’anno stanno fiorendo prima… “Mannaggia al cambiamento climatico! Capitalismo assassino. Mi sa che adesso mi tocca pulire la griglia prima che si incrosti. In fondo domani è Pasquetta e un’altra grigliatina in fondo in fondo me la faccio. Tanto io c’ho il giardino”.
Alfonso Pinto