Lo dico di notte perché tanto il ritardo è incolmabile. Inutile sperare che diventi argomento di discussione tra persone serie. Niente di nuovo, certo. Da maggio 2019 con Antonio Vena e La Grande Estinzione abbiamo tirato fuori sistematicamente dei temi caldi che sono stati presi sistematicamente con scetticismo, superficialità, sarcasmo. Antropocene. Collasso. Sopravvivenza. Pandemia. Crisi del sistema-libro. Il dopo della scrittura. Se ne parla ADESSO. Quasi tutti adesso lo fanno. Noi ne parlavamo mesi fa. Adesso è troppo tardi.
In quest’ultimo periodo di quarantena, e con qualche impennata d’orgoglio in queste ultime ore, gli editoriali prendono la parola e ci insegnano che cos’è la filiera del libro. Non so se ci avete fatto caso: parlano di sé stessi, di librai, lettori, distributori, agenti, editor, grafici, uffici stampa ecc. Dicono “tutti i professionisti della filiera”. Dicono “non siamo simboli, siamo imprese”. Verrebbe da dire magari. Magari si fossero montate imprese sane e non fondate sul debito cronico. Ma fateci caso. In questi discorsi non si parla mai degli scrittori.
Nella filiera del libro gli scrittori non compaiono. Strano. Nel senso che stranamente non si parla del lavoro – non il prodotto – di chi in definitiva è alla base del lavoro di tutti gli altri… Si parla di libri, di copertine, di romanzi. Si scrivono articoli e recensioni. Ma degli scrittori come anello della catena non si parla. Non si parla del loro lavoro, delle ore di lavoro non pagato, della quantificazione economica del lavoro di chi scrive. E che c’entra? Mica conta no? Quindi non se ne parla.
In che senso però, soprattutto adesso, non se ne parla? Non se ne parla nell’unico senso sensato in questo momento. Cioè trovare delle soluzioni. Si preferisce chiedere la paghetta al Governo, si inventano i librai a domicilio, si spera nel deus ex machina e in Babbo Natale, si scrivono articoli usando parole-chiave d’accatto per dire che si è arrivati alla canna del gas, si invocano immaginazione, creatività, intraprendenza come virtù necessarie per sopravvivere. Ma gli scrittori, confusi o imbavagliati, tacciono o non sono chiamati in causa. Strano. Stranissimo.
In che modo potrebbero essere chiamati in causa? Ad esempio ammettendo l’inammissibile, cioè che sono proprio gli scrittori gli unici ad avere le chiavi di una possibile soluzione. Sono gli scrittori gli unici che possono veramente salvare il mondo del libro. Avete mai visto un editore, un agente, un libraio chiedere a uno scrittore “ma secondo te come possiamo salvarci il culo?”. No. E sapete perché? Perché lo scrittore pretenderebbe un cambiamento radicale di tutto il sistema.
Non parlo dei clientes che fanno la fila davanti a una casa editrice, che pur di salire sul treno farebbero la ruota, che accettano ruoli non pagati pur di saltare il fosso e avere un posticino al caldo. Non parlo di chi è pronto a fare mercato e professione. Parlo degli scrittori che sono così ricchi dentro da potersi permettere di ragionare realmente in termini di gratuità e non alienabilità del loro lavoro, scrittori che praticano realmente un’antropologia del dono, e una dedizione alla parola pensando meno a sé stessi e più a tutti gli altri.
Ora, la verità è bruttina. Ma va detta: questi scrittori sono gli unici che sopravviveranno al collasso ormai certo del sistema-libro. Mentre solo il 30% degli editori sopravviverà, mentre si sta già aprendo la fase del mors tua vita mea, chi credete che sopravviverà a parte qualche major e la quota fisiologica di qualche autore paraculo? Sopravviveranno gli scrittori che con una penna Bic e una risma di carta non hanno bisogno di nessuno per raccontare il mondo nuovo che hanno davanti.
Quindi, come dicevo all’inizio, inutile aprire una discussione, inutile cercare col retino per farfalle delle idee salvifiche per un sistema che ha fatto del non-ascolto una virtù gattopardesca. Ritardi cronici, scetticismi, negazionismi, indebitamenti assurdi, accettazione prona del neoliberismo hanno creato la bolla editoriale che conoscevamo, quella che sembrava tanto bella e immortale, e che invece dopo neanche quaranta giorni di stallo sta crepando male. I patti che avevano reso tutto quanto possibile adesso chiedono tassi d’usura. Inutile adoperarsi per salvare i morti. Basta sedersi e aspettare.