Ecco, David Quammen “Perché non eravamo pronti”

A oggi, di fronte a oltre 340.000 vittime accertate in tutto il mondo (i registri nascite e morti di ogni città colpita potrebbero offrire insieme numeri molto più spaventosi) fa bene Adelphi a troncare il punto interrogativo. Lo shock da attacco a sorpresa che ha colpito il pubblico, le strutture e il personale sanitario, le filiere produttive e logistiche è stato completo. Questa sorpresa rappresenta un mistero, forse l’unico meritevole d’interesse intellettuale. Come è stato possibile non prevenire, controllare, mitigare questa catastrofe, una débâcle che ha una moltitudine di colpevoli e centinaia di migliaia di vittime? La storia della “sorpresa”, dell’imprevedibile, del cigno nero, è davvero una pessima sceneggiatura.

At the start of every disaster movie, there's a scientist being ...

David Quammen, l’autore di Spillover, non sente, in una fondata lucidità che pochi possono dire di avere, di attendere gli storici del futuro per dare una risposta. L’autore parla con scienziati come Ali S. Khan, idealmente torna nelle caverne della regione di Wuhan dove prossimi genetici del Covid-19 sono comuni, nell’ormai famigerato mercato del pesce dove, altro mistero parascientifico di davvero minore interesse, si sarebbe verificato il “salto di specie” verso il paziente zero.

Una riunione ristretta, con generali a più stelle, membri dell’intelligence e rappresentanti dell’esecutivo, senatori a capo di commissioni di controllo, comincia discutendo delle priorità di sicurezza nazionale. Una possibile guerra, le tensioni con un avversario strategico, un attentato appena compiuto o la scoperta di un campo di addestramento di terroristi a cento chilometri dal parlamento vengono discusse. Uno dei partecipanti, un assistente, un consulente speciale, qualcuno che di solito, nella normalità, è presente ma non esiste, non parla, questa volta, si insinua in una pausa e prende la parola: “abbiamo informazioni di un’epidemia in questo paese, è un virus che non conosciamo”. Generali e burocrati smettono di discutere delle minacce del giorno, il presidente viene informato, il nuovo virus diventa la priorità. Sistemi di allerta e catene di comando da Guerra fredda vengono attivati. Il nemico è chiaro e antico, la popolazione viene preparata. Questa è una fiction, non si è realizzata per molti motivi, in realtà uno solo.

Apparati di intelligence smantellati insieme a programmi di preparazione a una pandemia, fondi destinati a sistemi di allerta azzerati, capitoli di bilancio politicamente non proficui in quanto destinati a minacce “future”, considerate talmente poco probabili da essere trattate come appartenenti al mondo dell’imponderabile. La scarsa attenzione sui coronavirus nonostante già altri due, Sars-CoV 2002 e Mers-CoV, avessero effettuato lo spillover e causato epidemie e vittime tra cui il nostro Carlo Urbani. Nonostante Ebola. L’avversione al rischio di burocrati e certi personaggi importanti all’interno di amministrazioni passate e in carica. Un rigetto cognitivo e poi materiale sulla preparazione e prevenzione, attività mentali e poi operazioni logistiche che costano e potrebbero non pagare. Un generale denial da catastrofe, che gli intervistati da Quammen delineano e che in altre forme e diversi effetti possiamo riconoscere anche tra l’opinione pubblica. O nel vicino di casa.

Perché non eravamo pronti | David Quammen - Adelphi Edizioni
Due euro ben spesi

Non eravamo pronti perché siamo in una condizione epimeteica, riflettiamo dopo, nonostante i dati, gli allarmi, gli eventi associabili. Oltre la de-preparazione che in molti paesi si è verificata, un certo feticcio dell’efficienza che tende a cancellare in quanto non produttivi i vuoti, le scorte, le corsie libere. In Crash di James Ballard il protagonista si risveglia in un’enorme stanza con letti d’ospedale vuoti, pronti, in caso di incidente aereo. Quella stanza vuota se non di attesa è come la sala operatoria citata come esempio di fallacia dell’efficienza da Taleb. Questa sparizione è solo una parte della risposta. Quello che Quammen costruisce in questi viaggi e dialoghi è una catena di negligenza immaginifica, questa negligenza fa ancora definire come evento raro l’emersione di agenti patogeni letali per l’essere umano, cancella le risorse, fa dimenticare il rischio e le tragedie appena passate, assolve. Eppure questo blocco cognitivo va superato, per non dire e scrivere di nuovo perché, ancora una volta, non ci siamo preparati.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...