Due scintille fantastiche, lo stesso sentiero della civilizzazione – Cixin Liu, Of Ants and Dinosaurs

Comincia con un mal di denti e la prima “operazione” odontoiatrica. In un pianeta che non riconosceremmo se non in una prospettiva da terzo osservatore, in un qualche momento nel Tardo Cretaceo, l’universo, secondo un Lovelock e altri biocentristi, appare. Non una volta, in una possibilità da molti miliardi, ma ben due. Due specie estremamente differenti si incontrano, cominciano un rapporto simbiotico, risolvono l’una un problema dell’altra, sono spinte a comunicare e le scintille dell’intelligenza accendono il fuoco della civilizzazione. Le due specie diventate intelligenti, i dinosauri e le formiche, superano i limiti dei rispettivi driver biologici, scatenano una serie di salti cognitivi. Da lì all’adolescenza tecnologica il sentiero è uno riconoscibile. L’interdipendenza culturale ed economica è immensa, formiche e dinosauri formano obiettivamente un’unica grande civilizzazione. I rispettivi talenti di specie, la capacità di elaborare la materia per le formiche, creatività e “capacità di sognare” dei dinosauri, i fondamenti della civiltà formiche-dinosauri, non bastano a evitare uno scontro, diversi in realtà. Due specie intelligenti dominanti su un unico pianeta, in piena accelerazione tecnologica, in una versione ancora più aliena di Xindus (vd. Star Trek), mentre l’ecosistema planetario è sempre più minacciato da inquinamento, rischi catastrofici globali e consumo delle risorse, per quanto interconnesse e capaci di coordinarsi e comunicare, non possono non essere in rotta di collisione, letteralmente.

‘A disaster, huh? Dodomi guffawed- ‘Dinosaurkind has survived for tens of millions of years. There are no disasters we haven’t already seen’

Questa è una favola, dinosauri e formiche parlano, in un livello di antropomorfizzazione diversamente celato ma presente e nel sottotesto assolutamente giustificato. L’ottimismo epistemico – noi, esseri intelligenti, possiamo comprendere tutto della struttura dell’Universo – e il suo specchio deforme, il pessimismo storico – noi, come civiltà siamo tutti colpevoli e quel che è peggio, ciechi – di Cixin Liu permea in modo equanime entrambi gli schieramenti. È una favola dell’Antropocene e l’insegnamento morale tipico del genere è complesso e chiaro: lungo il cammino della/e civiltà un singolo errore, la scelta sbagliata sono catastrofici così come lo status quo, il business as usual. I sistemi complessi sono fragili, alimentano la fragilità, è solo questione di tempo. Nell’Antropocene il pianeta che si riscalda, nell’atmosfera come nei rischi estintivi, quello di Of Ants and Dinosaurs come nel nostro, il tempo torna centrale, il tempo nella prospettiva geologica e quello dei secondi in un conto alla rovescia. Nel romanzo dell’Antropocene la concezione del tempo, ciclico del fantasy classico, eterno di fiaba e favola, è il motore dello svolgimento. Dinosauri e formiche si ritrovano nel tempo del thriller catastrofico dopo millenni di cooperazione. Il tempo perduto non perdona, nessuno, bipedi, sauri o insetti.

‘Our civilization is teetering on a precipice,’ said Kachika.

La dimensione fantastica, questo mondo in cui mezzi a combustione interna grandi come palazzi si aggirano in città ciclopiche a dimensione di dinosauri e minuscoli computer ferormonici organizzano le splendide città delle formiche, si alimenta con i passaggi tecnologici e culturali che i Sapiens hanno vissuto e elaborato. Entrambe le specie dominanti sono in modi diversi imperialiste, alimentano con il successo tecnologico il proprio dominio biologico sulla biosfera. L’albero delle tecnologie possibili è lo stesso, così come i bisogni energetici. Cixin Liu elabora però questa civilizzazione multispecie come più avanzata di quella umana. Sembra che la non sempre facile cooperazione tra i signori collettivisti del piccolo e le lucertole mostruose abbiano creato, complessivamente, una quasi superintelligenza, un vero e nascosto bonus della cooperazione tra le due diverse specie. Uno che i due “protagonisti” alla fine dimenticano o ignorano. L’Era dei dinosauri non finisce quindi per un meteorite, così come il pianeta non è dominato dalle formiche civilizzate. In ogni caso di civiltà industriali pre-umane non avremmo comunque tracce.

È certamente possibile leggere la favola di Cixin Liu come un’allegoria degli schieramenti geopolitici per la supremazia attuali Cina-Occidente ma sarebbe solo un primo livello di lettura. Apocalisse climatica, i fantasmi della guerra nucleare – i dinosauri sono divisi tra l’impero di Gondwana e la Repubblica Laurasiana, impegnati in una “guerra tiepida” -, la gabbia della complessità composta principalmente tra popolazione e sfruttamento delle risorse fossili, si combinano fino all’epilogo. L’Impero delle formiche, certo ormai dell’apocalisse climatica, è pronto a tutto per evitarla, elaborando attentamente un collasso planetario. In una favola c’è una morale finale da rintracciare, nell’Antropocene fantastico questa morale ha sempre capacità verticale: non ripetere schemi del passato per risolvere problemi attuali. In ogni caso il tempo, insieme alla vita, lungo un sentiero fatto di capacità cognitive e bisogni energetici, un programma che è fantastico e tecnico, spegne e poi, forse, provvede a un reboot.

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