LASIOCAMPA QUERCUS

Per sfuggire dal caldo della spiaggia un uomo trovò refrigerio sulle montagne a pochi chilometri di distanza. Dopo aver affrontato numerosi tornanti parcheggiò l’automobile su una piazzola polverosa. Lì intorno il sottobosco era folto e fresco. S’accorse ben presto che nella penombra svolazzavano i maschi della Lasiocampa quercus (Linneo, 1758). Il Bombice della quercia. Le loro ali marroni, illuminate dalla luce pomeridiana della fine agosto, s’accendevano di un bel colore fulvo.

Bastava seguirli nei loro zigzaganti pellegrinaggi e, una volta posati a terra, gli fu facile trovare anche la femmina, ammantata di un beige chiaro, che però avrebbe volato solo di notte. Quelli che per sua fortuna osservò stavano accoccolati assieme su uno stelo secco, uniti quasi in un abbraccio. Una volta fecondata durante il volo notturno la femmina avrebbe seminato le uova a terra, senz’alcuna cura, casualmente. Il bruco poi, una volta schiuso, avrebbe avuto aspetto peloso, con setole di colore simile a quella che sarebbe stata poi, l’anno successivo, la livrea delle ali. La crisalide invece sembrava quasi un sasso. Ma per ora gli apparvero come due foglie secche, vibranti non al vento ma per una forza propria, interna, profonda e oscura. I piccoli ocelli avorio che avevano tatuati al centro delle ali sembravano fissarlo da un passato remoto.

Tommaso Lisa

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