Esordienti 2026: nuove scrittrici e nuovi scrittori secondo TINA

Anche se sappiamo che un bolide eldritico (non ha ancora un nome questo araldo spaziale dell’apocalisse, forse per una qualche disputa tra astrofisici e scienziati prima precarizzati e licenziati poi di corsa riassunti) colpirà il pianeta tra tre mesi e quattordici giorni, non vogliamo rinunciare ai nuovi prossimi classici indimenticabili. Come da consolidata tradizione LGE, approfittiamo del clima natalizio e pre-apocalittico per svelarvi le ultime indiscrezioni sui nuovi libri di autrici e autori di fiction che si affacciano per la prima volta nell’articolato mondo della narrativa italiana. Tra le molte possibilità e in questo metaverso e questa simulazione, TINA ha fatto la sua scelta.

Nei primi mesi del 2026 la proposta editoriale che punta sulle nuove voci sarà ghiotta e diversificata, tra romanzi che intercettano lo z-e-i-t-g-e-i-s-t narrativo e graziosi germogli spuntati con energia tra le macerie della narrativa neoliberista.

Partiamo con l’esordio forse più atteso, il romanzo della nota astrofisica Teresa Ronchetti-Khun che, classe 1974, si lancia non più ragazzin* nel mondo della narrativa con un uno psyco-space-thriller à la Nolan (il regista di Tenet prima che mandasse tutti a farsi fottere nel 2024 e passasse al rosa-soft porno): Indovinami, per i tipi di Khappa X. Therese, blogger sulla stazione spaziale Prygnus 6, viene investita da una misteriosa tempesta di bosoni e si sveglia un mattino presto tenendo tra le braccia la sua replica ultradimensionale, una donna in tutto simile a lei ma anche molto diversa, con cui comincia a intrecciare un dialogo-soliloquio sulle origini e la fine dell’universo. Riuscirà Therese a parlare con sé stessa? Lo saprete solo leggendo.

Per i tipi di Farabelli è in uscita Freddino oggi, eh?, firmato dal tenore-aspirante editor Gianni Schicchi. L’autore dipinge la tenera storia dell’amicizia fra un bambino Inuit e un orso polare di medie dimensioni, sullo sfondo dei mutamenti climatici che purtroppo affliggono il Grande Nord. Il bambino crescerà convinto di essere a sua volta un orso polare dapprima di piccole dimensioni, poi di dimensioni sempre maggiori. Ciò influirà in modo negativo sulle sue relazioni con gli altri umani, ma in modo decisamente positivo sulle sue relazioni con gli orsi, fino alla catarsi finale.

Ancora un’ambientazione nel Nuovo Grande Nord, segno che i nostri autori e le nostre autrici italiane seguono con attenzione i mutamenti epocali della distruzione climatica. Nell’enclave russa di Ozersk, costruita intorno a una centrale nucleare, il tasso di radioattività è altissimo e le mutazioni sono all’ordine del giorno: quando iniziano a mutare i dizionari, però, le cose si complicano e la comunicazione si fa difficile. Non parlarmi, non capisco, pubblicato da Sgarzonti, è lo straordinario esordio di Carlo Gagarin, nato a Novosibirsk nel 1937, poeta e agarattolo gnogno noto soprattutto per urcarze pattolo.

Il primissimo esordio dell’anno sarà invece quello di Marika Anselmi, nata a Parma nel 1991, con la casa editrice indipendente Giulio Cannizzo Srl. Il suo romanzo è un dark rosa intitolato Nel pozzo del mio verde, ambientato in una Milano dove vivono solo studenti di Architettura del paesaggio sopravvissuti all’apocalisse zombie. Non è esattamente un esordio ma uno special case. Marika è figlia di una nota regista-scrittrice con cui aveva già scritto un promettente giallo. Ecco, questo è il nuovo esordio, un bis-esordio di Marika ma in un nuovo, coinvolgente genere. Preparatevi, perché a fine gennaio avremo tra le mani una piccola bomba cognitiva che partendo dalla metafora ecologica sonderà le pieghe più oscure dell’inner space nel presente antropocenico.

In arrivo a giugno per La Lama Editore Chiedi pure, opera prima di Giorgio Polagno. L’autore, nato nel 1985, milanese d’adozione ma anche di nascita, svolge l’attività di perito industriale e ha alle spalle numerosi racconti autopubblicati con vari editori. Polagno è uno che ha fatto la fila e la gavetta, con molteplici pseudonimi su varie piattaforme per la creatività letteraria. Adesso per lui è il momento di emergere e di scegliere il proprio io da scrittore. Questa la trama del nuovo/vecchio Polagno: due viandanti in uno scenario post- apocalittico, alla disperata ricerca di risposte vaghe e incerte a domande non formulate se non in modo del tutto generico, troveranno conforto nella reciproca compagnia e nella buona educazione. Per questo abbacinante esordio Lama Editore ha commissionato al magistrale Elio Roncato una copertina che secondo noi è una bomba. Voi che dite?

In casa Persanti si punta sul debutto di Peonia La Rosa con L’abbandono, in uscita a maggio. L’autrice, nata e cresciuta nella Riviera dei Fiori, fa parte dell’officina della Scuola Holding. Il suo atteso esordio è una storia di coraggio e di rabbia, di abbandono e di futuro negato e ha come protagonista Kiruna, una città rinnegata dal suo Paese, la Lapponia, che la fondò nei primi del Novecento. La città, costruita a ridosso di una miniera di ferro ora divenuta la più grande del mondo, deve essere traslocata in toto a causa delle sopravvenute instabilità strutturali del suolo, e il suo centro storico sarà distrutto…

Prima, a metà aprile, sempre per Persanti, esce Il violino degli altri di Romina Lai. Nata a Pavia nel 1982, laureata in biologia, l’autrice vive da quindici anni in Mongolia. Il suo primo romanzo è descritto come una storia dal respiro universale, paradigma dei cambiamenti che stanno attraversando il mondo animale. Un piccolo di cammello rimasto orfano viene eccezionalmente allevato da una cammella, grazie a un rito dei pastori nomadi che cantano e suonano il matouquin per persuadere la cammella ad adottarlo.

Continuiamo con Alberto Castenada, Pesci: “Sadico narcisista cerca simili”. Frasi del genere, bestie comuni nel cyberspazio canceroso e balcanizzato in cui passiamo le nostre ore, possono restare impresse a fuoco nelle pieghe della materia grigia e imporre un destino infame al lettore. Possono, forse, portarlo oltre i tabù più primordiali della nostra civiltà. Questo è il fato capitato in grembo, in un febbraio qualsiasi, al protagonista dell’esordio di Castenada, ultima fatica tipografica di Fine University Press. Il lettore si troverà trasportato nel racconto vorticoso di un anno di vita, trascinato sul luogo di un delitto orribile contro il genere umano. Il libro che aspettavate.

In casa Rinaldi si punta su La doccia e il secchio, esordio di Dorotea De Luigi che ha lavorato in un villaggio in Africa come volontaria per alcuni anni. Nel suo primo romanzo l’autrice mette in scena come si possano affrontare le difficoltà di vivere lontano da fonti d’acqua rinnovabili senza mai perdere la poesia e il senso della meraviglia.

Due ipotesi di copertina (quale preferite? fatecelo sapere!) per Giacomo Luh, Le correnti di subduzione, delle ormai consolidate Edizioni per Sempre, un romanzo geologico postumano in cui la tettonica a placche di una Terra ormai morente si riattiva per una serie di perturbazioni magnetiche generando nuove dinamiche geochimiche che porteranno alla ricomparsa della vita.

A marzo è poi la volta di Fabio Piuma con La mamma polare, un libro edito da Morpioni, sui silenzi, sui gesti e sui desideri delle femmine d’orso polare che di anno in anno vedono ridursi la possibilità di far sopravvivere la propria prole a causa dello scioglimento della banchisa. Piuma è nato a Pavia, vive da anni a Churchill, Manitoba, dove lavora per sensibilizzare i nativi sui danni del climate change. Sembra proprio che il 2026 sarà l’anno degli orsi!

Non mancano i debutti nella narrativa anche dalle parti di Vicolo Corto. Si parte a inizio febbraio con A nord di me di David Salorno, nato a Palermo nel 1994. Il suo primo romanzo è a cavallo tra racconto di viaggio, diario personale e crime story ed è nato a seguito di un viaggio sentimentale in Russia, Siberia e Kamtchatka. Sulle tracce del mezzo appena affittato che le viene rubato a Mosca, Giorgia si inoltra nelle terre più estreme in compagnia ora di un ingegnere minerario, ora di un militare, ora di uno sciamano, ora di una famiglia di pastori, fino all’incredibile finale.

In modo più articolato trattiamo adesso quattro proposte che promettono un vertiginoso salto nel Maelstrom letterario del New-New-Weird. Seguite da vicino queste case editrici, cespugli spinosi del sottobosco indie, e questi giovanissimi autori, perché ne leggerete delle belle!

Poco si sa dell’elusiva biologa Vera Strige, tristemente deceduta in un macabro incidente che ha visto coinvolto un panino al prosciutto, una trappola per orsi e alcuni ermellini affamati. Ciò non ha impedito alle Edizioni del Gufo di accaparrarsi l’opera prima della compianta autrice, che con Mechanotopia firma un’opera a dir poco sconvolgente. Centinaia di anni dopo l’estinzione dell’essere umano, le macchine regnano sovrane, sfruttando l’energia illimitata del sole per autoreplicarsi infinitamente. Generazione dopo generazione, gli animali sopravvissuti alla sesta estinzione di massa hanno dato vita, nel bel mezzo delle macerie della civiltà umana e delle megastrutture erette dalle macchine, a regni e comunità tribali, dilaniate dalla guerra o sostenute da rapporti di reciproca alleanza. I sottili equilibri della meccanosfera, tuttavia, vengono improvvisamente turbati dall’apparizione di una minaccia invisibile: un’oscura forza che rischia di erodere e spazzare via il piccolo mondo meccanico e le comunità che in esso vivono, dando inizio a una nuova estinzione di massa. Nel regno sotterraneo dei ratti, retto dal saggio Harat, il Circolo degli Squittenti compie un’inquietante scoperta, inaugurando un’avventura che condurrà una strana compagnia fino ai confini del mondo conosciuto. Una tenera storia di amicizia e diversità, ambientata in un piccolo, luminoso mondo post-apocalittico.

Enrico Von Jomini, consulente militare dell’esercito Kazako, è senza dubbio l’astro nascente della Sci-Fi a tinte noir ma anche post-neonoir. Le edizioni De Born hanno decisamente perso la testa per il primo romanzo dell’accademico francese, arrivando a spendere decine di migliaia di euro per aggiudicarsi il suo primo lavoro narrativo: Il signore di tutte le cose, un originale thriller, dotato (a modo suo) di un inatteso lieto fine. Glock Shurmann, un ufficiale di fanteria bioingegnerizzato, in congedo per crimini di guerra, trascorre pigramente le giornate tra i meandri più corrotti della città vivente di Hong Kong. Nel corso di una semplice missione di spionaggio industriale, Glock entra in possesso di una chiave USB contenente informazioni su un’AI militare capace di automatizzare totalmente le operazioni belliche cinesi. Le tracce conducono a un oscuro culto della guerra, rivelando i contorni di un terrificante fenomeno emergente: l’ascesa del Dio della Warre, incarnato nel sistema di gestione intelligente prodotto all’interno dei laboratori della città. Una cavalcata adrenalinica, coronata da una micro-guerra nucleare.

Per l’anno nuovo, Lat Eerza tomba a sinistra srl, l’editore romano di via del Verano, ha scelto di puntare sull’horror, mettendo sotto contratto uno dei più reclusivi autori sulla piazza, Mort-Decay Spaventi, classe 2003. Pochi possono dire di aver incontrato Spaventi (e i pochi che ne hanno avuto il privilegio riescono a malapena ad articolare parola). Dopo anni di lavorazione, i lettori potranno finalmente mettere le mani su questa bizzarra antologia incentrata sull’horror finanziario: Purgatori Fiscali. Nella sede di una grande corporazione, fanno la loro comparsa alcune enigmatiche e spettrali figure, prigioniere di eterni meccanismi di ripetizione. Attraverso dieci storie brevi, impiegati, lobbysti e dirigenti si ritroveranno catturati in un vortice ossessivo compulsivo che li condurrà tra i meandri più reconditi dell’economia di mercato. Degno di particolare menzione è “Alla deriva”, racconto che inaugura la raccolta (e già vincitore del premio “Strigoi”). In questa breve storia da brivido, un CEO, dedito all’evasione fiscale sistematica e tormentato dalla sagoma sorridente di una donna in costume da bagno, vede moltiplicarsi illimitatamente sotto i suoi occhi la holding alla quale ha affidato il proprio capitale, sprofondando gradualmente in una spirale di follia e pomeriggi trascorsi da Starbucks.

Divertente libro dedicato a tutti i ragazzi e a tutte le ragazze è La fabbrica di fogliettini per i tipi de Il Battello a Carbone, del poeta siciliano Don Dario Dragolini (anche noto come DDD). In un piccolo borgo sperduto tra le campagne ennesi c’è un’azienda a conduzione familiare dedita alla produzione di sinossi visionarie, spesso enigmatiche e persino imperscrutabili. Le sinossi vengono affidate a scrittori in cerca di ispirazione, senza che i criteri dell’assegnazione siano in alcun modo resi chiari dagli stessi autori dei pizzini spiegazzati. Arturo, uno studente smarritosi per le stradine che costeggiano l’azienda e in cerca di indicazioni, entra inaspettatamente in possesso di una delle sinossi scartate dal processo creativo. Il giovane tenterà in tutti i modi di trovare un editore disposto a pubblicare il romanzo nato dalle indicazioni riportate sul foglietto: la storia di un’azienda a conduzione familiare dedita alla produzione di sinossi visionarie, spesso enigmatiche e persino imperscrutabili… Purtroppo Dragolini è da poco entrato in terapia, in seguito ad alcune sconcertanti affermazioni che ricondurrebbero la genesi de La fabbrica di fogliettini a un’azienda dedita alla produzione di sinossi, situata nelle campagne limitrofe a un piccolo borgo siciliano.

Continuiamo su un terreno forse più canonico, in bilico tra Sci-Fi, New Weird e Collapse Fiction, ma con appetitose sorprese tutte da scoprire.

San Zogno ha deciso di puntare su Elias Nievi, docente supplente di Entomologia presso l’Università di Macerata, al suo esordio letterario con Nuvole di spilli. In uno scenario desertico due uomini s’incontrano, attraverso il loro dialogo s’intravede in filigrana l’ultima storia del mondo. Pagina dopo pagina una terrificante verità emerge mentre i due percorrono le strade ormai senza vita delle città, che appaiono erose da miriadi di microscopici insetti. Un romanzo apocalittico dove la speranza sembra assente fino all’ultima rivelazione ma in cui comunque è possibile, ovviamente, trovare l’amore.

Fedeli alla tradizione delle saghe, i tipi di Terre Sommerse lanciano il primo libro di quella che si preannuncia una serie appassionante: In viaggio verso l’alba, di Lea Madara, quindicenne abruzzese rivelazione under 18 di quest’anno, vincitrice del nuovo concorso per aspiranti a sorteggio totale e lettura a pagamento a cui tutti vogliono partecipare. Qui qualche accenno per quei dissidenti che non hanno ancora sentito parlare di questo romanzo: la terra è rinata dopo molto tempo, grossi animali la abitano, gli umani si muovono a gruppi. Eleanor lascia il suo gruppo insieme a un dalma, una nuova specie di topo alta fino al ginocchio, velocissima e da tempo amica, per un viaggio verso l’alba, decisa a raggiungere il sole prima del suo risveglio. Una storia di vera amicizia interspecie che attende di replicare il successo delle ragazzine napoletane, una povera e una ricca, una là, l’altra va.

Particolare attenzione merita a nostro parere Albatros, convincente esordio di Sante Marmorenghi, salentino, classe 1999, proposto da Orsi. Novità assoluta di quest’anno ma debitamente lavorata a forza di tag e pacche virtuali già da 13 mesi da alcuni nomi importanti della letteratura post-italiana. La storia inizia nel 2034. In una rotonda di uno svincolo dell’autostrada, a un chilometro da Lecce, viene trovato un ragazzo. È coperto di piume e non parla, ha quindici anni, è stato allevato da uno stormo di albatros, è intelligentissimo. In due settimane impara a parlare, ma il linguaggio è l’unica cosa che accetta. A breve gli scienziati che lo studiano si rendono conto che non solo non riescono a insegnargli altro, ma sembra sia lui a influenzare loro. Come un contagio, i suoi gesti, i racconti di volo, il suo modo di pensare, impregnano il laboratorio, poi la notizia dell’uomo-albatros esplode sui media del mondo. Inizia così una strabiliante trasformazione dell’umanità verso gli orizzonti del cielo e del mare.

Tra il romanzo storico e l’ucronia si può collocare Se lo scriba sposta l’accento, primo romanzo di Saverio Cinghiali, aspirante docente di Filologia romanza all’Università di Bari ma intanto libraio a contratto e già noto per i suoi numerosi saggi, tutti usciti con Laquarta Editore. 971 a.C. Il mondo civilizzato è sull’orlo di una crisi. Negal, scriba del Faraone d’Egitto, scrive al suo omologo assiro. Il dialogo fra i due imperatori passa attraverso di loro. In una storia sempre sul filo del rasoio, i due scriba spostano accenti, pause, punteggiatura, e senza tradire i propri sovrani, riescono a evitare la catastrofe e intanto, spoiler, si innamorano

Per i lettori più nostalgici sta per uscire Ancora se la mena la classe operaia, Carlo Marzo Editore, del sessantenne esordiente Mark O’Rizzo, Theory Fiction post-marxista post-apocalittica che racconta dei membri del direttivo del Partito Comunista Autentico che, unici sopravvissuti al crollo della civiltà, perché alla fine dall’89 in poi c’erano abituati, continuano imperterriti a distribuire il loro giornale, “Spezza la catena di montaggio: la critica al sistema produttivo industriale”, fuori dai cancelli della fu RexMetal, vecchia gloria dell’industria siderurgica ora ridotta a un cumulo di macerie dopo l’apocalisse. Malinconica contaminazione tra l’ultimo Cassola e La cosa di Nanni Moretti con uno storytelling degno del miglior esploratore di Urbex.

Per chi vuole ritrovare le atmosfere familiari che fanno grande la scena letteraria italiana, anche nel cambiamento più radicale, proponiamo C’est plus la même  chose, per Luigin Naudi Stampatore a Rozzano Milanese. L’opera, firmata dal quarantenne Mario Sangiorgi, è una saga familiare ambientata durante il collasso climatico e nei decenni successivi. Pierangelo Falconi è l’ultimo patriarca di una rispettata famiglia borghese del Nord Italia. Mentre il cibo scarseggia, le malattie falciano i più deboli e le strade sono devastate dai disordini in uno Stato sempre meno capace di mantenere la stabilità politica, Pierangelo intesse una relazione con Soledad, la donna delle pulizie sintetica di Casa Falconi, per dimostrare a sé stesso che il traguardo dei sessantacinque anni non hanno intaccato la sua virilità. Nel frattempo Serena, sua moglie, non riesce a venire a patti con i problemi che le impediscono di avere un secondo figlio, mentre Gaia, la primogenita della famiglia Falconi, impara a conoscere la propria omosessualità e lotta per farsi accettare dai genitori. Uno spaccato impietoso ma toccante della società borghese nell’Italia distopica contemporanea.

Analista di un think tank, di cui è presidente ma anche sindaco, sino-sardo che studia commistioni empiriche tra mercato internazionale del filato, pattern di soglia sfumata tra segni-gruppo e segni-griglia nell’artigianato uzbeko di tessuti e topografie del rischio di collasso, Deidale Bestimenta esordisce per il Triciclo di Danny con il suo Khan Atlas, una Weaving Theory Fiction in cui la protagonista, brandofoba, per sfuggire a incubi di apocalisse indotti dai marchi multinazionali, cerca di rinvenire il tracciato del primo ikat mai tessuto da mano umana. Mentre cerca di scampare a vergini della morte di un Anti-Stato segreto e killer dell’ultimo Capitalismo, Suzani cerca di districare i nodi di antiche trame mesopotamiche, di flussi nomadi di imperi e profughi, di rotte atmosferiche e alfabeti delle sabbie.

Ultimo burattinaio di strada di una nobile stirpe di artisti, Storto Nasoni debutta nella narrativa per Kuon con una raccolta di racconti uniti dalla tragedia che li innesca tutti e dà il titolo all’opera: La prima estinzione di un animale immaginario!. Un disegnatore di fumetti sul ciglio della deadline, una ballerina bambina la sera del debutto, sei personaggi di un romanzo che continua a essere rifiutato, quattro giocatori di ruolo intrappolati in un garage, una ex gloria del calcio intervistata da una AI sperimentale, l’equipaggio del primo volo su Marte, la posse rap Cagne di Diana che fa musica transgender da remoto. Tutti cercano di sopravvivere al momento in cui solo l’animale mai esistito che nessuno riesce più a immaginare potrebbe salvarli.

Usa uno pseudonimo per la sicurezza del continuum spaziotemporale il misterioso Delizio Gatti, che per ScartoSufi esce con Il giardino del basilisco, un fantathriller contro-accelerazionista, ambientato in una città-capsula del tempo in cui un gruppo di sconosciuti si trova intrappolato a causa di una serie di imponderabili coincidenze. In flashback asincroni sono ricostruiti gli incoerenti passati dei protagonisti che cercano di evadere dalla città sigillata apparentemente abbandonata. Tra architetture e macchinari che si assemblano e combinano da sé, enigmatici e affascinanti, inutili e accidentalmente mortali, i protagonisti scoprono che la città si aprirà in un’era prestabilita per accogliere la popolazione predestinata. Temono che tra loro ci sia un emissario della popolazione a venire con la missione di uccidere chi riuscirà a impedire l’avvento del futuro. Mentre tra sospetti e false piste costruiscono un ambiente di sabotaggio, pareidolie metropolitane suggeriscono che l’era dell’avvento sia un passato preumano.

Ancora dopo il disastroso, per critiche e vendite, capitombolo librario, ci riprova l’ex direttore editoriale Guido Serbanti. Sì lo sappiamo, non è un esordio, ma – noblesse oblige – dobbiamo proprio nominarlo. Stavolta il buon Guido titilla la sorte del pantheon cartaceo con Contare i sentimenti (Amanita Edizioni) un rosa psichedelico in cui la poesia entra ed esce dagli spazi bianchi della pagina. Serbanti, nato a Rovigo, ambienta questo romanzo in una Sicilia futura piena di mutanti, neoluddisti già precari contro la piena automazione e un misterioso gruppo di poser iperdepressi che cercano l’amore ma uccidono tutti. Amore e plot armor in Contare i sentimenti, romanzo fantasma che ha già raccolto una decina di opzioni fake per una serie TV.

Ci avviciniamo alla fine con Teros dell’appena diciottenne Lucilla Lamoniou, ultima acquisizione della Alphadeltagamma, la casa editrice che forse più di tutte si è impegnata dal 2020-2021 pandemico a fare campagna di scouting tra scrittrici e scrittori nella fascia compresa tra i 14 e i 18 anni. L’opera prima di Lamoniou è, come si può intuire dal titolo, un romanzo di Theriology Fiction. Lamia, una bambina greca del VII sec. d.C. è una enfant sauvage adottata da una coppia di vecchi contadini. Ma il suo legame con il bosco è molto più che un’ovvietà geografica. I suoi poteri di mutatrice di pelle la spingeranno in una spirale tragica che sconvolgerà l’Ellade e che trasformerà l’intero Mediterraneo in un mostro distruttore dotato di un’elementare forma di coscienza.

Si parla in extremis anche del libro della svolta, un altro non esordio, un romanzo fondamentale con una lingua stavolta impareggiabile: Muori vecchia di merda, per Eliogabalo Slurp, del chiacchierato Valmir Jonatano. Un libro un po’ thriller, un po’ eco-fiction, un po’ romanzo di formazione in cui Jonatano ripecorre i suoi mesi di scrittura ed editing invasivi e massacranti durante la dimenticata epidemia di Covid 2021 e il suo passaggio, pieno di redenzione e spintarelle, dal criptonazismo a un puro neomaoismo intimo. Un libro che l’intero sottomondo editoriale, prima ancora che qualcuno l’abbia letto, difende con vigore e montagne di like perché è arte.

A questo punto speriamo di aver stuzzicato la vostra curiosità. Il 2026 che si avvicina sarà pieno di se e di ma, ma la certezza che la narrativa italiana non sia morta è una ragione di grande consolazione in questo lungo inverno pandemico (e prima di quello nucleare). Quindi coraggio, leggere è appannaggio di accumulatori seriali. E adesso sapete dove trovare antidoti e vaccini per contrastare tra le pagine di un libro la volgarità del mondo che vuole finire.

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