IL PRESENTE COME ATTACCO DA PARTE DEL FUTURO NELL’UNIVERSO NARRATIVO DEI MUTANTI MARVEL
– Il presente non va visto come una conseguenza del passato ma come un attacco da parte del futuro. –
Un concetto ostico e, per stessa ammissione di Matteo Meschiari che lo ha espresso, anti intuitivo. Chi lo volesse approfondire lo trova sul blog Il problema del Grendel in un articolo su Tenet, di Christopher Nolan, successivamente ampliato nel libro Geografie del Collasso – L’Antropocene in 9 parole chiave, sempre di Meschiari, edito da Piano B. Nella mente di chi scrive, questo concetto ha fatto suonare un campanello richiamando un’opera a fumetti che, da circa quarant’anni, vede nell’idea di presente come attacco da parte del futuro uno dei suoi elementi caratterizzanti: X-Men, il gruppo di supereroi creato da Stan Lee diventato nel tempo uno dei maggiori successi targati Marvel Comics.
L’inizio di un rapporto tanto stretto e travagliato tra presente e futuro inizia con The Uncanny X-Men n.141, pubblicato nel gennaio del 1981, un albo dal titolo Giorni di un futuro passato. La copertina, ormai un’icona del fumetto americano, ritrae un Wolverine invecchiato, con i capelli grigi, i pantaloni militari e un giubbotto da aviatore a sostituire il classico costume con le alette sulla maschera. Protetta dal suo corpo, una Kitty Pride adulta, con il viso scavato dalla magrezza e una jumpsuit da prigioniera. La coppia è illuminata dalla luce di un faro e, alle loro spalle, affisso a un muro si trova un manifesto con i volti di diversi dei loro compagni di squadra coperti da adesivi con scritto “apprehended” o “slain”. Il fumetto narra di un futuro in cui le Sentinelle, robot programmati per cacciare e sterminare i mutanti costruite dagli esseri umani che si sentono minacciati dall’homo superior, governano gli Stati Uniti dopo aver ucciso quasi tutti i mutanti, e per estensione i super eroi dell’universo Marvel. Chiusi in un campo di concentramento, gli ultimi X-Men sopravvissuti compiono un disperato tentativo di scongiurare questo futuro distopico inviando la coscienza della Kitty Pride adulta nel suo corpo di adolescente, nel presente in cui sono ambientate le avventure che i lettori seguono ogni mese.
La tematica del razzismo, che segna i difficili rapporti fra umani e mutanti, è portante fin dal primo numero della testata, uscito nel 1963, ma la prospettiva di un futuro fatto di totalitarismo e campi di sterminio per mutanti immaginato da Chris Claremont e John Byrne lascia un segno indelebile nell’immaginario dei lettori e soprattutto degli sceneggiatori che, da quel momento in avanti, torneranno periodicamente con l’America futura schiacciata dal piede metallico delle Sentinelle, uno scenario che tormenta gli incubi della popolazione mutante le cui divisioni interne si fanno più aspre con il radicalizzarsi dei diversi approcci al problema: la via dell’integrazione e della convivenza caldeggiata dal Professor Xavier contro i metodi separatisti e bellicosi, al punto di sfiorare l’eliminazionismo, portati avanti dall’amico e rivale Magneto. Per quanto suggestivo, l’elemento del futuro distopico è col tempo diventato ingombrante per gli sceneggiatori degli X-Men che, alla maniera tipica delle major americane, difficilmente potevano toccare lo status quo dei personaggi a loro affidati, e la maggior parte delle variazioni doveva rientrare nei ranghi tornando a personaggi e dinamiche sempre uguali a sé stessi ma rassicuranti per i lettori e per le loro aspettative.

Una prima svolta importante a questa tendenza la dà Grant Morrison, forse il più geniale degli sceneggiatori di fumetti attualmente in vita, che in Spettri dal futuro, l’ultimo arco narrativo della sua gestione della collana New X-Men, per mano di Fenice, una forza cosmica incarnata nel corpo di una dei protagonisti della collana, recide letteralmente 150 anni di futuro dal continuum spazio temporale resettandone le possibilità al presente, permettendo ai protagonisti, Ciclope ed Emma Frost, di riaprire la Scuola Xavier per Giovani Dotati e continuare il cammino degli X-Men, scongiurando l’ennesima variante di un futuro distopico. L’atto di Morrison ha una forte valenza simbolica. Con una scelta radicale l’autore libera i suoi successori, lui avrebbe abbandonato la collana di lì a poco, dallo spettro ingombrante di Giorni da un futuro passato e da un futuro che a livello narrativo stava condizionando pesantemente il presente dei mutanti, e non sempre per il meglio.
Tuttavia, siccome in casa Marvel plus ça change plus c’est la meme chose, l’idea di scenari più o meno simili a Giorni di un futuro passato è tornata a farsi strada nelle vite degli X-Men e dei loro lettori. Fino alla gestione di Jonathan Hickman che, con un cambio epocale, risolve brillantemente il rapporto difficile fra il presente e il futuro degli X-Men. Con le due miniserie House of X e Powers of X, Hickman riscrive il destino dei mutanti partendo da un colossale plot twist: Moira Mac Taggert, ex fidanzata del Professor Xavier, scienziata e alleata degli X-Men, non è mai stata un normale essere umano come fino a quel momento si era creduto (e parliamo di un personaggio presente sulle scene dal 1975). Il suo potere mutante è di rinascere dopo la morte non nel presente, ma nel passato, nei panni di sé stessa, rivivendo da capo la sua vita con tutti i ricordi delle vite precedenti e la possibilità di usare la sua conoscenza del passato per alterare il futuro. Questo crea diversi futuri possibili che cambiano a seconda delle scelte di Moira. Una serie di scenari che in nessun caso, tuttavia, finisce bene per i mutanti. Moira prova a seguire la via della convivenza pacifica di Xavier, il separatismo radicale di Magneto e il darwinismo estremo di Apocalisse ma ogni volta i mutanti finiscono per estinguersi. Nella sua vita che corrisponde al presente dell’universo narrativo Marvel Ufficiale, decide di usare la sua conoscenza del futuro per condizionare il presente in una maniera inedita: prima di farsi da parte e, a differenza delle sue vite precedenti, non interferire con le vite degli altri mutanti, Moira aiuta Xavier, Magneto e Apocalisse a riunire tutti i mutanti sotto un’unica nazione con una sua cultura, una sua etica, un suo linguaggio e persino una sua estetica, uno Stato mutante, grazie ai poteri dei suoi abitanti, trascende i concetti di territorio e di morte, una nazione diffusa che rovescia i paradigmi e costringe l’homo sapiens a porsi il problema del riconoscimento dell’homo superior senza usare la violenza, ma solo riscrivendo le regole e offrendo al mondo nuove possibilità irrinunciabili.
Hickman adotta una soluzione brillante, radicale e di ampio respiro che riscrive una visione del tempo che ha caratterizzato le avventure degli X-Men per decenni uscendo da una limitante ineluttabilità di un futuro visto come una cupa profezia auto realizzante da cui non si riusciva a uscire in favore di una moltitudine di scenari possibili offerti da un universo narrativo complesso articolato, sicuramente complesso da gestire ma ricco di potenziale nelle mani di sceneggiatori in grado di sfruttarle.
Stefano Tevini
Bibliografia minima:
The Uncanny X-Men 141-142 (Gen-Feb 1981)
New X-Men 151-154 (Mar-Mag 2004)
House of X 1-6 (Lug – Ott 2019)
Powers of X 1-6 (Lug-Ott 2019)
N.b.: La bibliografia si riferisce alle edizioni originali americane, disponibili sull’app Marvel Unlimited. Per le edizioni italiane riferirsi all’editore Panini Comics