ANTROPOCENE COMICS

THE SEEDS – DI ANN NOCENTI E DAVID AJA

Il mondo sta morendo. Le api stanno morendo, ne restano poche. Poco per volta, via collasso ambientale che procede come un lento effetto valanga. Il muro è il confine, la frattura fisica politica e metaforica che spacca in due la società. Da questo lato del muro, dipendenza dalla tecnologia, blindati per le strade, un’etica giornalista ricostruita intorno al concetto di post verità per cui viene prima la notizia e solo in un secondo momento, eventualmente, i fatti. Rispettare la deontologia significa anzitutto costruire fake news, e se serve far succedere le cose per confermarle. Al di là del muro, la wasteland luddista con le comunità isolate in mezzo al niente. Vita off grid in ogni senso possibile in una terra di nessuno che diventa anche il tappeto sotto cui qualcuno, di qua dal muro, scopa lo sporco. Intere famiglie divise, qualcuno attraversa il muro, qualcuno resta. Come in ogni mondo alla fine, sbarcano gli alieni. Fake news? Anche, ma questa volta la deontologia dell’informazione arriva dopo i fatti, e gli alieni diventano un fenomeno di costume. Ma, al tempo stesso, portano avanti la loro missione. Prelevare campioni. Impiantare semi. Andare via quando non c’è più niente da fare, e lasciare il mondo al suo destino. Ma.

Ci sono diversi ma. Gli esseri umani sono, incredibile a dirsi, più evoluti delle specie incontrate di solito dagli alieni. Qualcuno sbrocca, qualcuno s’innamora di un’umana disabile, al punto da convincerla ad attraversare il muro con lui. L’equilibrio viene rotto in più punti. Diversi semi vengono piantati. La valanga rotola a valle. Qualcuno ha pronta un’ecofortezza. Con un Vermeer alla parete da ammirare. Qualcuno prova a rimettere in scena l’arca di Noè, e a far crescere i semi. Lola, la ragazza disabile, è incinta di Race, l’alieno. Un seme piantato da cui non si sa bene cosa crescerà. Ma intanto l’acqua sale, e ognuno fa un po’ quello che può. Se non altri ci s’è posti il problema di un dopo e, soprattutto, di quale dopo. Le api, nel frattempo, resistono.

The Seeds, di Ann Nocenti e David Aja (Bao Publishing), racconta l’apocalisse così, prima morbida, poi un po’ meno. Racconta il collasso. Ambientale. Cognitivo. Racconta di chi ancora pensa a fatturare mentre fuori l’acqua arriva alle caviglie. Racconta di chi l’informazione serve a far soldi, e quindi non dev’essere vera, non per forza. Basta che faccia visualizzazioni. E, a quel punto, racconta di come da questa dinamica è meglio smarcarsi perché Astra, la giornalista che lavora per la fabbrica di bufale, sceglie di stare con chi pensa al dopo, e la storia che ha per le mani la tiene per sé, perché i click e gli incassi non vengono prima di tutto. Non prima della possibilità di dare un futuro a un mondo che sta morendo. La narrazione di The Seeds magari non è così solida, forse zoppica in certi punti ma davvero poco importa. Ciò che conta è il presente in a nutshell, una mappa sintetica dello stato attuale delle cose, del presente sotto attacco da parte del futuro che sempre meno è futuro, e che forse è più vicino di quanto inizialmente avevamo valutato. Bravo David Aja, a disegnare l’apatia di chi ha come orizzonte più immediato e urgente spolliciare lo schermo del telefono, quando le ruote dei blindati girano sollevando ondate d’acqua fangosa. Anche nei fumetti, qualcuno si pone il problema di un dopo.

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