Su Pericoli di un viaggio nel tempo

«Erano parole proibite e così, come faceva papà, se ne parlava in modo allusivo, con sguardi circospetti – Se qualcuno venisse a saperlo.

In alternativa potevi dire “loro”.

“Qualcuno” o “loro” erano come un cielo che minacciava tempesta. Un cielo con quelle nuvole basse, grosse e a forma di dirigibile, che si diceva fossero ordigni di sorveglianza; livide e iridescenti per l’inquinamento, si spostavano in maniera imprevedibile, ma erano una presenza costante».

Pericoli di un viaggio nel tempo è un romanzo distopico, visionario e sorprendente, che racconta la resistenza di una giovane donna contro i vincoli di una società oppressiva, ma si sviluppa poi come una disturbante indagine sulla coscienza e il senso di alienazione.

La protagonista, Adriane S. Strohl vive negli SNAR (Stati del Nord America Rifondati) una confederazione nata dopo i Grandi Attacchi Terroristici e la conseguente Guerra Contro il Terrore. La vicenda è ambientata nel 2039, in un futuro visto in chiave distopica, dove il libero pensiero o semplicemente il porre domande viene punito severamente. Gli SNAR, sono retti da un governo onnipresente e claustrofobico che non consente nessun tipo di dissenso. I sovversivi vengono puniti con l’esilio o addirittura la cancellazione.

«Parliamo dell’IC, l’Individuo Cancellato. Se sei un IC, cessi di esistere. Vieni “vaporizzato”.

Se sei un IC, subisci la Cancellazione di tutti i tuoi ricordi. I tuoi beni mobili e immobili diventano possesso degli SNA (Stati del Nord America). Se sei un IC, alla tua famiglia, compresi gli eventuali figli, è proibito parlare di te o ricordarti in qualunque modo. Della Cancellazione, in quanto tabù, è proibito parlare. Ma questa punizione, la più crudele di tutte, può colpire in qualsiasi momento».

Adriane è solo una ragazzina di diciassette anni, idealista e curiosa, quando viene arrestata dalla Sicurezza Interna per aver osato scrivere il discorso del diploma di testa sua, senza seguire le rigide regole della censura. Adriane è molto dotata, ha uno spiccato senso critico, cosa assolutamente invisa al regime. Mentre pronuncia il discorso per il diploma, per cui è stata prescelta, viene arrestata, interrogata, torturata, condannata a quattro anni di Esilio che sconterà in un altro tempo, la Zona 9.

«Non sarebbero mai venuti a cercarmi, e da vera ingenua ho attirato la loro attenzione su di me. Sapevo bene di avere osato quello che non avrei dovuto osare. Ho sbagliato tutto, e ho fatto tutto da sola. O meglio, non ho usato proprio la testa. E adesso, che fosse vanità o stupidità, sono perduta».

Senza poter salutare i suoi genitori, Adriane, munita di dettagliate istruzioni e rigorose misure disciplinari, disattendendo le quali sarà definitivamente vaporizzata, si trova proiettata nell’anno 1959. La sua condanna è quella di dover scontare la pena a Wainscotia Fall, nel Wisconsin, per studiare nella locale università. Qui si ritrova a seguire le lezioni di un giovane docente molto affascinante, Ira Wolfman, ebreo newyorkese, e scopre una serie di assunti psicologici e filosofici che vengono impartiti da professori famosi, tra cui il celebre comportamentista Skinner, il cui metodo di ricerca si basava essenzialmente nella possibilità di modellare l’individuo, negando ogni forma di libero arbitrio.

Lasciata alla deriva nel tempo in questa idilliaca cittadina del Midwest, viene avviata a un percorso di “riabilitazione” per poter poi tornare a casa, ma non può resistere all’innamoramento il suo professore che scoprirà essere un altro esiliato come lei e che la porterà a riflettere sul mondo di Wainscotia e sulla realtà che è costretta a vivere.

La protagonista è totalmente spiazzata dagli oggetti obsoleti con cui ha a che fare, dai bigodini alla macchina da scrivere, ma l’impatto maggiore sul suo immaginario lo hanno i libri cartacei e in questo non mancano i rimandi a Fahrenheit 451 di Bradbury.

«All’inizio i libri mi erano sembrati molto strani. Oggetti fatti di carta e di cartone pensati per essere letti. Sembrava scomodo e dispendioso dovere tenerli in mano (dato che per leggere era necessario girare le pagine). Inoltre potevi portartene con te cinque o sei al massimo, mentre su qualunque e-book avevi accesso a migliaia di testi. Ma poi scoprii che se saltava la corrente potevi continuare a “leggere” – il libro che tenevi in mano non scompariva ma continuava a esistere. La cosa curiosa era che, mentre lo toccavi e lo “leggevi”, sentivi una connessione intima con esso, come se fosse un essere vivente – cosa che non capitava con un e-book; quando lo finivi, lo archiviavi o lo cancellavi; non c’era alcuna emozione, alcun senso di possesso. Non potevi vederlo su uno scaffale o su un tavolo, non potevi ammirare com’era fatto. In pratica, veniva cancellato».

Pericoli di un viaggio nel tempo si muove tra passato e futuro con evidenti rimandi al presente e alla recente politica degli U.S.A sotto il governo Trump, relativamente alla chiusura delle frontiere e alla separazione dei nuclei familiari, ma con richiami al totalitarismo orwelliano di 1984 o a Il racconto dell’ancella della Atwood.

Pericoli di un viaggio nel tempo è un romanzo che ci costringe a molte riflessioni sulla libertà, sulla dittatura, sul valore della democrazia e su quello della scienza, l’importanza del senso critico da sviluppare e coltivare.

Il passato e il futuro, il viaggio nel tempo, il teletrasporto sono ipotesi che dobbiamo contemplare, con cui fare i conti: forse non così remote come ci appaiono oggi.
Adriane che nel ritorno al passato si chiamerà Mary Ellen è un personaggio letterario di forte presa, una figura femminile ribelle che cerca di non piegarsi e rassegnarsi a un regime fortemente improntato sul totale controllo delle libertà personali e sulla punizione severa dei sovversivi e di coloro che osano esercitare il libero pensiero.

Ciò che si evince dall’opera è che il tempo è una entità politica e muoversi al suo interno risulta sempre più complicato.

Mary Ellen è costretta a adeguarsi a un modo discutibile di pensare al tempo per sopravvivere: “Perché la vita è adesso. La vita non è pensare, non è riflettere o guardare indietro”. Anche guardare avanti è sconsigliato, così come lo è innamorarsi e sperare. Tutto è improntato alla mortificazione di ogni anelito e spinta vitale.

“L’America è fondata sull’amnesia, sulla negazione”, scrive Oates. E il finale che risulta forse il momento più drammatico del romanzo, è spiazzante, doloroso ma sorprendente.

Francesca Maccani

Pericoli di un viaggio nel tempo : Oates, Joyce Carol, Pezzotta, Alberto:  Amazon.it: Libri

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