You feel it just below the ribs, il romanzo di Jeffrey Cranor e Janina Matthewson
Facciamo che una guerra scappa di mano. E scappa di mano un’altra manciata di fatti. Una pandemia, per esempio. E disastri naturali assortiti, tanto per non farci mancare niente. Il risultato è un collasso della società umana, su tutti i fronti. Facciamo che la guerra in questione non è una guerra a caso. Si tratta della Prima Guerra Mondiale. Il che ci allontana nel tempo determinate problematiche che ci portano, quantomeno nella mia bolla, a ragionare di collasso. Niente cambiamento climatico, per dirne una. Fa niente, il collasso c’è e causa dolore. Molto dolore. E stress. Su scala planetaria. Il collasso è un trauma e il mondo intero si ritrova a gestire un caso di PTSD diffuso in tutto il globo. The Great Reckoning, viene chiamato quello che si rivelerà un punto di svolta nella Storia dell’uomo.
Ma la Storia è fatta di storie, di singoli vissuti, che in essa interagiscono come singole entità in una biosfera. Miriam Gregory, per esempio, prova a sopravvivere a The Great Reckoning meglio che può. Si unisce a una banda di scavengers, finisce in prigione e lì, da una compagna di detenzione, impara uno strumento estremamente importante. Una tecnica di meditazione, the watercolor quiet, in grado di creare un distacco dai ricordi che ne allevia l’impatto traumatico e di impacchettarli neutralizzandone più o meno definitivamente gli effetti sulla psiche, in particolar modo le conseguenze legate all’emotività. Poi Miriam scappa dalla prigione ma qui e ora come se la cava non ci interessa, perché torniamo alla big picture, da una storia alla Storia.
Ansiosa di non ripetere l’esperienza di The Great Reckoning, l’umanità si riorganizza nella New Society, un regime mondiale, costruito sull’eliminazione di qualsiasi forma di legame tribale che viene sistematicamente reciso e cosparso, metaforicamente, di sale. Ogni forma di famiglia tradizionale viene messa fuori legge in favore di una società senza confini, geografici o sociali, in cui ogni benché minima spinta verso la guerra possa venire eradicata sul nascere.
Ed è qui che Storia e storie s’intrecciano. Miriam cresce, e diventa una ricercatrice. Affina la watercolor quiet e inizia a insegnarla alle persone che sono rimaste traumatizzate dal Great Reckoning per curare le ferite che il collasso ha inferto agli esseri umani. Qui arriva il passaggio critico: lo strumento usato per curare gli esseri umani diventa uno strumento per curare l’umanità, dalla rimozione dei traumi nei singoli alla rimozione del trauma su scala planetaria. Secondo le leggi della New Society, infatti, al compimento del decimo anno di età i bambini vengono allontanati dalle famiglie per crescere in strutture pubbliche, reminiscenza della Repubblica di Platone. Ora, quale strumento migliore della watercolor meditation per mettere in atto l’operazione senza devastare psichicamente ed emotivamente i bambini? Grazie alla meditazione i traumi infantili, e quelli dovuti alla separazione dalla famiglia, vengono distanziati, impacchettati e resi inoffensivi.
Se la piega degli eventi è controversa, peggio si evolve quando l’istituto in cui lavora Miriam inizia ad occuparsi dei pazienti che non reagiscono come si vorrebbe alla watercolor quiet, progettando di risolvere il problema con la chirurgia. Qui il romanzo You feel it just below the ribs, di Jeffrey Cranor e Janina Matthewson, si va a saldare con il podcast che lo ha ispirato, Within the Wires, la cui prima stagione è proprio una serie di nastri di training autogeno destinati a una paziente dell’istituto che nascondono le istruzioni della stessa Miriam per fuggire.
Parecchi trope importanti, nel romanzo come nel podcast, sono lì da vedere e da ascoltare. Collasso, trauma collettivo, immagini e strumenti su cui costruire le strategie di uscita, nuove categorie e la pericolosità di un uso sconsiderato dei tool sopracitati. Un universo complesso, una narrazione mondo di quelle che ci servono adesso.
Stefano Tevini

L’ha ripubblicato su Downtobaker.
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