LA FEROCIA è UNA GRANATA A FRAMMENTAZIONE

ovvero TRE RAPPRESENTAZIONI DI UN SISTEMA CHE STA DERAGLIANDO

Scheggia numero 1

La catena degli errori ha raggiunto una lunghezza tale che non se ne trova più il capo. Il casus belli è un omicidio. Tre sbirri pestano a morte un ragazzino, o forse sono tre estremisti di destra travestiti ma non importa a questo punto. La Santa Barbara era colma e in attesa da tempo, chi ci mette la miccia poco conta. La rabbia sociale fermenta per decenni in un meccanismo da cui non esci, in cui resti sempre sul fondo ad accumulare la pressione contro le pareti del sistema fino a che non è più in grado di reggere, e solo a quel punto tutto esplode. Il punto di Athena, il film di Romain Gavras, è questo qua. L’inerzia della corsa verso il deragliamento è tale che il corso degli eventi non si ferma, e ciò che si può raccontare è solo la ferocia di una guerriglia urbana totale a oltranza, un pezzo del sistema che cede scosso dal sisma di decenni di frustrazione. I fratelli del ragazzino ucciso sono due, il capo della rivolta e un poliziotto, ambedue musulmani della banlieue. Uno incarna la rabbia distruttiva degli ultimi senza speranza che chiede un atto di giustizia impossibile, l’altro il tentativo estremo di fermare la valanga lanciata a tutta velocità. Divisi ai due lati della barricata, uniti dal sangue e ancor più dalla lotta contro una situazione più grande, fuori controllo da più tempo di quanto si voglia ammettere. Nel fumo della banlieue delle barriere improvvisate con i mobili e del rumore dei fuochi d’artificio usati come razzi senza un attimo di tregua, qualcuno cura i propri interessi, qualcuno regola i conti con il mondo e la ferocia sommerge tutti, una palude di bastoni e manganelli, di fazzoletti sul volto e tenute antisommossa che non risparmia i più fragili nel loro tentativo disarmato di scappare.

Scheggia numero 2

Di questo teatrino si sapeva tutto fin da subito, casomai lo si fosse voluto fermare. Ma non si voleva. Gli autori televisivi scemi non sono, forse un errore di valutazione nella misura delle reazioni l’hanno fatto, perché agli sponsor il risultato finale non è mica piaciuto, ma nella sostanza il massacro non era imprevisto. Perché lo sai cosa succede quando prendi una persona fragile, depressa, con un disagio diagnosticato come Marco Bellavia e gli permetti di tuffarsi in mezzo un branco di mezze celebrità di terza fascia, influencerini wannabe che sognano il giro grande e pseudo vecchie glorie a rota di polvere di stelle. Il Grande Fratello Vip è un ambiente studiato per far fermentare la ferocia e la cattiveria per poi farle sfogare in una serie di esplosioni controllate di bassezza che dovrebbero, in teoria, portare a galla il ROI previsto in termini di share & sponsor, un po’ come la pesca con l’esplosivo o con la dinamo fa affiorare i pesci in superficie. Dinamiche collaudate, ivi compresi pentimenti postumi e pianti posticci, e molto probabilmente anche a livello di reazioni indignate da parte di sponsor e di opinione pubblica è tutto destinato a rientrare senza danni irreparabili, ma un cigno grigio ha portato la curva appena fuori dai parametri, e il trend è lì da leggere, a volerlo fare. Va comunque a finire che il branco sbrana il più debole.

Scheggia numero 3

Una recente resurrezione è quella di X-Statix, un gruppo di supereroi protagonista dell’omonima testata pubblicata una ventina d’anni fa da Marvel Comics. La squadra di eroi mutanti era anche protagonista di un seguitissimo reality show di quelli beceri che vanno su MTV, una squadra di rockstar le cui gesta sintetizzavano le dinamiche becere di Big Brother e simili con la mortalità di un’unità militare in un film sul Vietnam, una vita da rockstar capricciose la cui agenda è fitta di rehab, conferenze stampa e missioni suicide contro commando armati fino ai denti in un modello d’intrattenimento che mescola sangue e glitter in parti uguali e li serve in un bicchiere da cocktail. A quasi due decadi dalla loro ultima missione che li ha costretti al ritiro dalle scene, i membri di X-Statix tornano alla ribalta per affrontare gli X-Cellent, un gruppo che vorrebbe raccoglierne il testimone pur sembrando la loro stessa versione dopo un bad trip. La vicenda vede contrapposto un gruppo di residuati da un’epoca ormai finita dell’intrattenimento, relativamente recente ma percepita come vecchia di anni luce, con i membri degli X-Statix deceduti sostituiti da successori che ne sono di fatto il reboot, contro una banda di misfits rancorosi pronti a prendersi il palco, la celebrità e la ricchezza che sono convinti spettino loro di diritto, con qualsiasi mezzo necessario e non a caso gli X-Cellent sono guidati da Zeitgeist, l’ex leader di X-Statix (all’epoca X-Force), un mutante in grado di vomitare acido e di manipolare le persone, che per riprendersi quanto ha perso venendo massacrato in battaglia insieme al suo gruppo non si risparmia le peggiori efferatezze e non lesina la violenza psicologica sui compagni di squadra, supereroi di seconda fascia minati da dipendenze affettive, disadattamento e difficoltà a stabilire coordinate etiche chiare nel proprio paesaggio mentale. Il terreno di scontro è l’immaginario collettivo il cui le star dei reality vengono cannibalizzate dai loro successori, influencer che a fronte di un seguito vasto e milioni di visualizzazioni si ritrovano ad affrontare il mondo sempre meno strutturati, sempre più poveri di strumenti e per questo sempre più abituati alla sopraffazione.

Il sistema che deraglia è uno shrapnel che esplode nel futuro, front toward the present.

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